[Torino] Processo Thyssen, pene ridotte, i familiari delle vittime occupano l'aula

Gravissima sentenza per la tragedia Thyssen. Gravissima perché ancora una volta le multinazionali ne escono illese, nonostante se ne infischino di tutte le norme che riguardano la sicurezza del lavoro e dei lavoratori. Gravissima perché per la morte dei sette operai della ThyssenKrupp nel rogo che il 6 dicembre 2007 divampò nella linea 5 dell’acciaieria, nelle aule dei tribunali non verrà fatta giustizia. Prendendo atto di questo i parenti delle vittime hanno occupato l'aula per alcune ore.

La sentenza della Corte d'Appello riduce la pena, modificato il giudizio in primo grado, da 16 e mezzo a 10 per l'ad Harald Espenhahn, modificando il capo d'imputazione (da reato di omicidio volontario con dolo eventuale a reato di omicidio colposo con colpa cosciente ). La difesa della Thyssen aveva puntato a sostenere che la responsabilità dell'incendio fu in parte degli operai, che non vi era nessun obbligo di impianti rilevazione fumo in quel tratto di linea e che, grazie ad un sistema di deleghe ai suoi collaboratori l'ad Harald Espenhahn non poteva immaginare in che stato fosse lo stabilimento. E quest’ assurda sentenza in parte accoglie la posizione nettamente anti-operaia della Thyssen.

Ridotte anche le pene per i dirigenti, direttore dello stabilimento e del responsabile della sicurezza. La sentenza è stata accolta da urla di disperazione e grida dei familiari delle vittime: “maledetti”, “la vita di un operaio non vale niente”. Sale la tensione in aula dopo la lettura della sentenza, i familiari delle vittime decidono di occupare la maxi aula del tribunale di Torino.

“Non accetteremo mai questa sentenza, così hanno ammazzato di nuovo i nostri figli”, hanno continuato ad urlare genitori, mogli e sorelle delle vittime. “Non capiamo perché siano state ridotte le pene – ha aggiunto Rosina Platì, madre del 27enne Giuseppe Demasi - non è emerso nessun elemento nuovo durante il secondo grado”.

È chiaro come gli interessi economici e il potere politico e finanziario di un colosso come ThyssenKrupp sia riuscito ad influenzare i giudici, riuscendo a modificare una sentenza che poteva essere pilota per altri processi per morti sul lavoro.

Ma d’ altronde come Marx scriveva in uno scritto, Le Glosse marginali di critica all'articolo “Il re di Prussia e la riforma sociale”, già nel 1844: "Lo Stato non troverà mai nello "Stato e nell'ordinamento della società" il fondamento dei mali sociali.. Lo Stato non può eliminare la contraddizione tra lo scopo determinato e la buona volontà dell'amministrazione da un lato e i suoi mezzi come pure le sue possibilità dall'altro, senza eliminare se stesso, poiché esso poggia su tale contraddizione. Esso poggia sulla contraddizione tra vita privata e pubblica, sulla contraddizione tra interessi generali e interessi particolari."

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