[ROMA] Cambio d’appalto per il servizio CUP, proteste dei lavoratori

In un centinaio questa mattina a Roma hanno presidiato l’ingresso della regione Lazio, dove si è svolto il consiglio regionale che affrontava il tema del cambio d’appalto che interesserà circa 2000 dipendenti impegnati nel Centro Unico di Prenotazione del sistema sanitario regionale.

Il primo settembre era la data indicata per il subentro delle nuove ditte vincitrici del bando di gara pubblicato nel 2015, subentro però posticipato con una proroga grazie alle pressioni fatte da lavoratori e sindacati per via del peggioramento delle condizioni lavorative previsto dalle nuove ditte.
La corsa per questa gara al ribasso ha visto GPI e SDS s.r.l. vincitrici del bando e la conseguente spartizione del servizio di prenotazione delle ASL e dei presidi ospedalieri a Roma e nelle province. Ma questo cambio d’appalto ha un prezzo da pagare e come succede in questi casi sono i lavoratori e la collettività a doverlo pagare.
Cambiamento nel livello di inquadramento, perdita degli scatti di anzianità maturati, taglio nette al costo del salario di circa 250€ su contratti di lavoro part time da 25 / 30 ore a settimana.
Inoltre dalla data in cui è stato emesso il bando non erano ancor attive alcuni servizi svolti dal CUP, e che quindi, dovrebbero essere svolti dai lavoratori senza riceverne la giusta remunerazione.
Inutili i tentativi della giunta Zingaretti di cercare di rimettere pezze al disastro da essa stessa creato, inutile provare ad arginare le conseguenze di una logica degli appalti che permette a ditte private di arricchirsi stringendo la cinghia dei lavoratori. Inutile far finta che questo sistema di appalti nei servizi regionali non abbia anche conseguenze sugli utenti, su chi ha bisogno di avere un accesso alla salute agevolato o abbia bisogno di relazionarsi con professionisti del settore e non con lavoratori usa e getta riciclati nei continui cambi d’appalti.

La proroga sul cambio d’appalto sta per scadere, ma non la rabbia e la protesta dei lavorati e delle lavoratrici: una soluzione non è facile da trovare e la strada sembra ancora lunga, ma l’unica cosa che può far si che questa strada in salita venga percorsa è la forza e la rabbia dei lavoratori in protesta, e noi staremo con loro.

 

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