Sciopero degli scrutini contro la "Buona Scuola"
C'è chi diceva che ormai la “Buonascuola”, la controriforma della scuola del governo Renzi, era passata e sarebbe stato difficile se non impossibile fermare questa ennesima riforma che corona un processo più che ventennale di privatizzazione (ovvero di gestione rispetto a canoni privati anche se rimane pubblica) della scuola.
Scuole costrette a giocare in due campionati differenti a seconda che gli studenti provengano da famiglie ricche oppure da famiglie che devono capire come arrivare alla fine del mese, insegnanti precari a vita con incarichi ogni tre anni e valutazioni sulla base di una produttività che ha poco a che fare con la qualità dell'insegnamento, l'eliminazione della contrattazione collettiva e gli studenti delle scuole secondarie costretti a lavorare invece che studiare ( che come dice Jovanotti è bello fare esperienza lavorando “a gratis”) sarebbero stati senza dubbio il nostro futuro, ma lo riuscitissimo sciopero del 5 Maggio, i problemi in parlamento, batosta alle elezioni regionali e questo sciopero stanno mettendo i bastoni fra le ruote ai piani di Renzi.
La scorsa settimana insegnanti delle scuole di ogni ordine (soprattutto delle superiori) hanno deciso di rilanciare e lo sciopero degli scrutini. Sembrava una sfida molto difficile da vincere, eppure ha riscontrato una grande partecipazione.
Sciopero che gli insegnanti fanno a rotazione, ogni ora, così da bloccare il massimo numero possibile di valutazioni: si parla dell'80% di scrutini rinviati e il 40% delle scuole a “scrutini 0”. Professori e insegnanti hanno deciso uno sciopero che di fatto ha rinviato di una settimana le valutazioni finali, che ha provocato qualche disagio per gli studenti e le famiglie e che li vede a dover recuperare negli orari più strani per rispettare la legislazione, ma allo stesso tempo si rendono conto che fermare questa riforma è prioritario e non rimandabile.
“Riforma” che non arriva da sola: è al contrario complementare alla distruzione dei diritti sui luoghi di lavoro a cui conducono le misure prese nel Jobs Act.
Ma da questa situazione i lavoratori possono trovare un vantaggio: se queste due riforme vanno di pari passo, possono andare di pari passo anche le opposizioni a questi progetti, così da far diventare la resistenza a queste trasformazioni un'offensiva per riconquistare occupazione, salari, condizioni di lavoro e di vita.
Questo sciopero degli scrutini ha provocato reazioni scomposte, da chi parla di atto criminale a dirigenti scolatici che chiamano i carabinieri o denunciano gli scioperanti con l'unico scopo di intimidire e impedire la protesta. Ma non è tutto. Il prossimo anno scolastico, infatti, minaccia di aprirsi all'insegna del ritardo e della confusione: l'assegnazione delle cattedre per coprire il normale turnover dei docenti pare essere ancora in alto mare e gli studenti potrebbero trovarsi a dover aspettare anche mesi, prima di riuscire a seguire regolarmente le loro lezioni.
Nel frattempo il sindacato COBAS ha annunciato per mercoledì 17 proteste in tutta Italia e una manifestazione a Roma in concomitanza con il voto in commissione, mentre se il ddl dovesse comunque arrivare al voto in Aula si annunciano manifestazioni unitarie in ogni città.