[None - TO] Nella notte blocco alla Safim di None

La Safim è uno dei tanti gruppi che si occupata della distribuzione di prodotti alimentari nel torinese. In particolare la sede di Candiolo (Torino) è specializzata nella consegna di surgelati per i supermercati Dimar.

Negli ultimi anni la Safim è cresciuta molto, soprattutto grazie ad una politica di spudorato sfruttamento dei lavoratori, costretti per lavorare a sottomettersi al caporalato di pseudo cooperative. Un sistema di gestione della manodopera che nel comparto della logistica sappiamo essere radicato e diffuso su tutta la penisola: volendo rimanere nel torinese, la stessa organizzazione si può trovare al CAAT, i mercati generali, dove infatti negli scorsi mesi ci sono stati diversi scioperi, picchetti e blocchi dei lavoratori.

La Stella è una delle cooperative che si occupa del carico e scarico dei mezzi alla Safim. Come denuncia il Si Cobas, fino a qualche mese fa i facchini, quasi tutti immigrati, lavoravano mediamente 250 ore al mese con un forfettario di straordinario di 100 €. Ma a maggio dell'anno scorso i lavoratori della cooperativa decidono di ribellarsi a questo sistema di sfruttamento e si organizzano col Si Cobas, sindacato molto attivo nelle lotte della logistica. Grazie alla determinazione, in pochi mesi i facchini raggiungono condizioni contrattuali decisamente migliori anche rispetto al contratto nazionale.

Intuendo il pericolo, la cooperativa tenta in tutti i modi di impedire l'organizzazione del sindacato: nel mese di dicembre riunisce alcuni facchini iscritti al Si Cobas per fargli firmare una lettera di disdetta al sindacato, presentandola come “una lettera necessaria per lavorare”. Alcuni, conoscendo poco la lingua, si fidano e la firmano. Altri invece, compresa la mossa dei padroni, avvisano il sindacato e già la notte seguente i lavoratori, riuniti in assemblea col sindacato, smascherano la cooperativa, obbligando il presidente a stracciare le disdette ed a chiedere scusa ai lavoratori raggirati. Tra i facchini si crea così una forza e un'unità che preoccupa i padroni, fino a giungere in questi giorni, come recita il comunicato dei lavoratori, “a rivendicare le assunzioni di tutti i lavoratori che negli anni non hanno avuto un contratto regolare, il pagamento dei giorni di carenza della malattia, il riconoscimento del Si Cobas in tutto il gruppo Safim, il riconoscimento di una indennità di disagio freddo, ma anche contestare l'organizzazione dispotica e parassitaria dei capi”.

Così, nella notte tra giovedì e venerdì, una trentina di lavoratori si danno appuntamento per bloccare l'ingresso dell'azienda. Davanti ai cancelli però trovano le forze dell'ordine già schierate in tenuta antisommossa e subito pronte a minacciare i lavoratori di arresto nel caso in cui tentino di bloccare l'ingresso dei mezzi. Ma i facchini non si intimidiscono: si buttano sotto i camion e per terra, tenendosi stretti per contrastare l'azione della polizia che cercava di aprire un varco per i camion. Alle 6, dopo quasi tre 3 ore di blocco, le forze dell'ordine decidono di fermare e ammanettare un facchino, Salam, subito rilasciato grazie alla determinazione dei suoi compagni.

Grazie al blocco notturno i facchini ottengono un incontro coi padroni a cui però non si presenta il committente Safim, ma solo la cooperativa Stella, che per altro si dimostra per nulla disposta a riconoscere le rivendicazioni avanzate dai lavoratori. Ma i facchini sono già pronti a rilanciare la loro lotta, sostenuti dal sindacato che annuncia altre azioni nelle prossime settimane se l'atteggiamento dei padroni, cooperativa e Safim, non cambierà.

 

Fonti: Si Cobas Torino

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