[Piombino - Li] La Lucchini va alla Cevital, salvi per il momento 2000 posti di lavoro

“Il ministero dà il via libera all'accordo con Cevital, salvi oltre 1800 posti di lavoro. Via libera del Ministero dello Sviluppo alla cessione della Lucchini di Piombino al gruppo algerino Cevital.

L'operazione prevede investimenti di circa 400 milioni di euro e prospettive, a regime, di pieno riutilizzo del personale. Fin da subito, Cevital assumerà infatti alle proprie dipendenze 1.860 lavoratori.”

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato Piero Nardi, manager siderurgico già direttore generale dell’Ilva e oggi commissario straordinario della Lucchini, a concludere l’accordo con il gruppo algerino per l’acquisto del 70% delle azioni, la riconversione del sito e la bonifica dell’area.

Parte dell’acciaio prodotto a Piombino verrà esportato in Algeria e usato per lo sviluppo infrastrutturale su rotaia. Il passaggio a Cevital, comunque, prevede anche una progressiva diversificazione industriale. Infatti, il gruppo algerino opera in vari settori tra cui l’agroalimentare e il vetro. Il progetto è di avviare una produzione di biodiesel, olio vegetale, mangimi e zucchero nonché di creare a Piombino un polo logistico per l’import-export delle attività di Cevital.
Il capitale vive la compressione spazio-temporale della globalizzazione per cui l’impresa fallisce a causa della concorrenza internazionale, ma il suo salvataggio arriva dall’estero per creare un nuovo centro produttivo sostituendo il vecchio sistema d’impresa familiare tipico del sistema italiano. L’alternativa poteva essere una nazionalizzazione che mettesse insieme Ilva e Lucchini, ma l’Europa vieta categoricamente aiuti di Stato. Considerando che la Commissione Europea già indaga sui prestiti ponte concessi a ILVA, figuriamoci tornare a parlare di acciaio statale.
La crisi del settore siderurgico Italiano, secondo produttore europeo dopo quello tedesco, è segnata dall’elevato costo dell’energia come fattore di produzione e dall’incalzare della siderurgia cinese slegata dai vincoli ambientali posti dall’Europa e costituita da grandi gruppi conglomerali di cui l’acciaio è solo una delle produzioni.
Lucchini era stata comprata dal magnate russo Aleksei Mordasov e dalla multinazionale Severstal da lui controllata, e nel giro di pochi anni aveva maturato un debito di oltre 700 milioni. Questa volta sarà il gruppo algerino Cevital di Issad Rebrab a riorganizzare i processi produttivi con l’impegno di riassumere tutti i lavoratori al momento del suo subentro.
Però, la cessione della Lucchini a Cevital è legata anche a due accordi di programma firmati tra Governo e Regione da un lato, Comune e Autorità Portuale dall’altro, per un totale di 252 milioni di euro che serviranno alla bonifica e ammodernamento del porto, e senza i quali la trattativa non sarebbe forse andata a buon fine.
Nonostante le decantate virtù della privatizzazione, del libero mercato e del libero scambio dietro le quali il neoliberismo si maschera, ancora una volta l’intervento statale è stato centrale per la risoluzione di una crisi che avrebbe avuto effetti occupazionali catastrofici nell’area. In contrasto con il non interventismo statale di facciata propugnato dalla teoria neoliberista, l’obbiettivo per il capitale quando si tratta di coinvolgere lo stato in un affare è sempre quello di privatizzare i profitti e socializzare rischi e perdite.

 

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