[Castelfiorentino - Firenze] Intervista ai lavoratori Shelbox

Abbiamo fatto visita ai lavoratori della Shelbox di Castelfiorentino in Vald'Elsa [Firenze], l'ennesimo gruppo di lavoratori che rischiano di perdere il salario dall'esplodere della crisi. Sono in 157, ma bisogna calcolare altri 300 posti di lavoro dell'indotto, più altri 150 circa negli stabilimenti croato e francese, anch'essi con relativo indotto.

Sfogliando i giornali leggiamo la denuncia della CGT, il maggiore sindacato francese, che afferma come subito prima della crisi, tra aprile e novembre 2012 (in piena stagione dunque, per un'azienda che produce case mobili per campeggi), la direzione abbia fatto ricorso un centinaio di volte allo straordinario e ad assunzioni di lavoratori interinali per coprire il picco produttivo, moltiplicando di 2,5 volte il proprio fatturato rispetto all'anno 2010-2011. La crisi è sopraggiunta subito dopo, a causa forse di un investimento sbagliato e di una eccessiva esposizione dell'azienda rispetto alle banche italiane, lasciando i lavoratori nell'incertezza più totale anche rispetto all'acceso alla CIGS.

Emerge così da un apparente paradosso la fluidità delle condizioni dei lavoratori, anche di quelli erroneamente considerati garantiti, anche in un settore, quello delle case-mobile, in cui esiste un fabbisogno reale tanto nei campeggi quanto nell'edilizia. I lavoratori Shelbox, nel frattempo, hanno allestito un presidio permanente fuori dalla fabbrica, poiché, come ci dicono, “si sentono proprietari” dell'azienda; parlandoci percepiamo però una difficoltà comune a darsi delle prospettive di lotta autonome, tanto rispetto ai tempi istituzionali, quanto rispetto a quelli del capitale, nonostante la solidarietà del territorio e la presenza di altri lavoratori che pagano la crisi nella zona.

Darsi risposte ed una strategia: è l'urgenza di chi perde il posto di lavoro, ma è anche quello che ha provato e prova a fare il comitato Resistenza Operaia dell'Irisbus, tra i promotori della partecipata assemblea nazionale tenutasi sabato 6 aprile a Grottaminarda [Avellino]. “Riapriamo le fabbriche” indica la direzione del lavoro da portare avanti ed è un obiettivo raggiungibile solo con un’ampia mobilitazione sociale e politica, cui non possiamo ulteriormente sottrarci.

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