[Avellino] Operai Irisbus contestano Bersani: 'La nostra disperazione sarà la vostra maledizione!'

Continua la campagna elettorale di Pierluigi Bersani, segretario del Partito Democratico impegnato nella corsa delle primarie. Oggi era in Campania, dapprima nel casertano e successivamente ad Avellino, dov'era in programma un suo comizio presso il teatro Partenio.

 

È qui che però è stato raggiunto da un imprevisto. Gli operai dell'Irisbus, riuniti nel hanno infatti cercato di intervenire, per parlare della condizione che vivono da ormai quasi un anno e mezzo e per inchiodare il PD alle sue responsabilità. Ma se sono riusciti a salire sul palco ed a tenere un intervento è stato soltanto per merito della loro determinazione. I dirigenti locali del PD, sostenuti dal servizio d'ordine, hanno infatti cercato con tutti i mezzi di impedire che ciò accadesse. Prima gli spintoni. Poi sono arrivati i rituali nonché irritanti inviti alla calma. Come dovevano suonare alle orecchie di chi si è visto chiudere la fabbrica? Di chi dall'inizio del 2012 è in cassa integrazione e con estrema difficoltà riesce ad andare avanti? Di chi ha scritto petizioni, fatto circolare appelli, presidiato ed occupato lo stabilimento di Flumeri, di chi è andato in lungo e in largo per l'Italia cercando risposte (senza averne nemmeno uno straccio, ovviamente) dalle istituzioni e dai politici di ogni regione e colore? Ma come si fa a chiedere di stare calmi a questi operai?

L'intervento degli operai dell'Irisbus ha messo in rilievo tutte le ambiguità del PD, il partito probabilmente più liberista nel panorama italiano ma che al contempo vorrebbe mantenere una base di consenso tra le classi subalterne. Quel Pd “che non ha voluto difenderci, perché per difendere noi bisognava offendere la FIAT, cacciarla fuori dai tavoli, per difendere noi bisognava uscire dalle divisioni delle contrattazioni e degli accordi”. Un partito che si è mostrato nei fatti, al di là delle parole che i suoi rappresentanti possono andare sciorinando nei comizi elettorali o anche fuori i cancelli di una fabbrica, assolutamente complice dei padroni, Marchionne in primis.

 

E come gli operai dell'Irisbus dissero già a Renzi: “Non si possono conciliare gli interessi dei “padroni” e quelli dei lavoratori, e chi dice che ciò è possibile in nome della modernità, mente sapendo di mentire. Perciò o si sta da una parte o dall’altra!”.

Ma le critiche non sono rivolte solo al mondo della politica. Il sindacato non ne esce meglio: “Anche di quel sindacato 'amico' che commercia e vende le vertenze, come l'Irisbus, Termini Imerese e tante altre”. Da questa consapevolezza, nata sulla scorta dell'esperienza concreta e non di posizioni di mero principio, è nato l'esperimento dell'organizzazione al di fuori delle strutture sindacali in quello che hanno chiamato Comitato Resistenza Operaia. Un esperimento che ha permesso di tenere viva la vertenza, data da molti per spacciata, e soprattutto quando i sindacati si limitano a sedersi ad un tavolo esclusivamente per trattare della questione della cassa integrazione e di quella degli esodati. Il tentativo supera però i confini della vertenza ed è ben più ambizioso: “Stiamo impiegando tutte le nostre energie, e stiamo girando l'Italia per mettere insieme questi poveri ed unire i lavoratori e rovesciare questo sistema balordo”.
Nulla da eccepire. È IL compito che ci si staglia davanti. E noi siamo con loro, convinti che sia l'unica strada per cercare di evitare la barbarie verso cui ci stanno conducendo.

- qui il testo dell'intervento di Nicola Palmarozza (Irisbus - resistenza operaia) al teatro Partenio

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Per saperne di più:
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- qualche foto
- il mattino - la repubblica - orticalab

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