[Napoli] 5mila lavoratori a Napoli contro la privatizzazione delle Poste!

Ieri 4 Novembre è stata un’insolita giornata di mobilitazione su tutto il territorio nazionale e - seppure la notizia non sia stata annunciata dai media mainstream - i cittadini si saranno accorti di quanto accaduto poiché recandosi agli uffici postali avranno trovato le postazioni disponibili dimezzate e in alcuni casi uffici costretti alla chiusura per mancanza di personale.

Ebbene si, qui l’insolito dato, perché a manifestare e a scendere per le strade sono stati i lavoratori di Poste Italiane, da decenni ormai lontani dalle piazze ma che questa volta hanno raggiunto una partecipazione del 70-80%, a quanto dicono i dati delle sigle sindacali congiunte e compatte in questa giornata di mobilitazione (unica assente la UIL). 

A scatenare la risposta compatta dei lavoratori - che da anni osservano un graduale smantellamento dei servizi di poste, sempre più propense ad esternalizzare (e i frutti di queste modalità ricadono sempre ed unicamente sui lavoratori come ha palesato la vertenza dei lavoratori Gepin, call center di poste, pure presenti ieri in piazza al fianco dei propri colleghi), con conseguente mancanza di assunzioni, ricollocamenti per i dipendenti, continui distacchi dovuti alla carenza di personale negli uffici, aggravio di lavoro sulle unità mantenute, condizioni precarie dei mezzi necessari alla consegna della corrispondenza - è stata la notizia già annunciata a luglio di quest’anno poi rimessa in discussione da governo ed ora di nuovo in voga, di un temporaneo rinvio da parte del ministro Padoan di una seconda tranche di cessione di quote di poste. Questa scelta cambierebbe completamente la composizione all’interno del gruppo ponendo la componente pubblica da quota maggioritaria a quota minoritaria: questo significa  cedere  un' ulteriore quota del 30% di azioni ai privati e la cessione del rimanente 35% alla Cassa depositi e Prestiti.  Tutto ciò avviene rapidissimamente se pensiamo che il gruppo Poste è stato lanciato sul mercato soltanto un anno fa, ma all’epoca (13 MESI FA) si rassicuravano i cittadini che non oltre il 30% sarebbe stato ceduto e che il peso della controparte privata sarebbe stato arginato.

A quanto pare la situazione oggi  non è più la stessa, sarà per caso perché il gruppo poste scopre sempre più la sua  vocazione bancaria e finanziaria? A questi timori, e contro lo smantellamento di un servizio sociale dovuto, i lavoratori hanno attraversato le strade e occupato le piazze per dire che questa ulteriore privatizzazione è un vero attacco alla stabilità dei propri posti di lavoro. I sindacati infatti parlano di rischio per circa 20.000 persone tra il settore postale e quello finanziario che vanno a stagliarsi in un contesto già problematico come descritto sopra. E’ per questo che i lavoratori oltre a rivendicare il ritiro del Decreto della presidenza del consiglio dei ministri che dispone la privatizzazione, chiedono che venga mantenuta l’unicità aziendale e soprattutto che il management dell’azienda attui pienamente il piano industriale presentato due anni fa, che prevedeva investimenti e sviluppo anche del segmento logistico,  efficienza nello svolgimento del servizio universale  ed un rafforzamento del presidio del servizio postale nelle grandi aree metropolitane, cosi che il dipendente postale non sia più un  VENDITORE a cottimo, spinto solo a collocare prodotti in una insana ed inefficace rincorsa dell’obiettivo di budget. Una rivendicazione forte, compatta e tenace che ha portato questi lavoratori in piazza per dire che i propri posti di lavoro non saranno soggetti, a differenza di poste, ad alcuna cessione!

Rete Camere Popolari del Lavoro