[Torino] FOODORA: la dirigenza fugge, eppur qualcosa si muove…

Ormai abbiamo superato la settimana di mobilitazione da quando, sabato scorso, i corrieri Foodora di Torino hanno dichiarato lo stato di agitazione all’interno dell’azienda che consegna i pasti a domicilio.

La mobilitazione dello scorso fine settimana aveva permesso di ottenere un incontro in conference call coi manager italiani in cui i lavoratori avevano posto le loro condizioni: abolizione del co.co.co sostituito da contratti a tempo determinato; paga oraria di 7,5 euro l’ora più bonus a consegna di 1 euro; partecipazione della società alle spese di manutenzione delle biciclette; fine ritorsioni contro i lavoratori in lotta ed i locali che si sono mostrati solidali con loro. Richieste chiare che hanno l’obiettivo di dare più stabilità ad un lavoro che permette alla Foodora, azienda multinazionale del gruppo Delivery Hero, di incamerare profitti per centinaia di milioni solo in Italia e che infatti in altri paese (Francia, Germania) paga ai corrieri stipendi decisamente più elevati. Richieste su cui i manager prendono tempo promettendo una risposta entro giovedì su cui cominciare una trattativa.

Giovedì, allo scadere della mezzanotte, giunge la controproposta di Foodora: un cottimo pagato un euro in più (da 2,70 a 3,70 a consegna). Una provocazione evidente visto che la prima e fondamentale richiesta dei corrieri era proprio quella dell’abolizione del cottimo per trovare un minimo di stabilità.

Venerdì mattina i lavoratori si presentano davanti alla sede torinese del gruppo ma la trovano vuota. I dirigenti si negano al telefono e anche il manager tedesco che pare essere in Italia non si fa vedere. Almeno però si presentano alcuni ispettori del lavoro, giunti per verificare se ci siano profili di illegalità nella contrattualizzazione dei “drivers” di Foodora: un primo risultato importante per una lotta che ha scoperchiato un sistema di sfruttamento che era rimasto celato agli occhi dei più.
Nel pomeriggio, mentre a Torino continua l’opera di sensibilizzazione verso la citta con volantinaggi in tutti i locali clienti di Foodora, un gruppo di corrieri si trasferisce a Milano per fare visita alla sede italiana del gruppo che però viene prontamente chiusa dall’azienda. Il viaggio non è comunque inutile perché la delegazione dei corrieri incontra in serata i colleghi dell’altra città italiana in cui opera l’azienda. Un incontro proficuo che estenderà lo sciopero a Milano già a partire da questa settimana.

Nel pomeriggio di ieri, domenica, i corrieri hanno organizzato un’altra manifestazione che attraversando il centro città ha raccolto grande solidarietà. Forse perché, al di là della particolarità del loro lavoro, i problemi che questi lavoratori mettono in campo sono in realtà ben comprensibili da parte dei tanti lavoratori e disoccupati torinesi: come si diceva durante il corteo, "La dirigenza non ci spaventa. Per due euro non si lavora!". Una giornata che si conclude sotto la sede torinese vicino Piazza Statuto con un’assemblea tra lavoratori, sindacato e solidali in cui si rilancia la lotta per questa settimana: sostegno allo sciopero dei corrieri milanesi ed altre iniziative pubbliche a Torino per mantenere alta l’attenzione su questa vertenza. Intanto i lavoratori, insieme al sindacato SiCobas, si muoveranno con la richiesta di applicazione di un contratto collettivo equo quale quello dei corrieri.
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