[Foggia] I braccianti contestano il ministro Orlando

Il ministro della giustizia era in Puglia per un vertice sul caporalato. Un "evento pubblicitario" contestato dai braccianti che da mesi chiedono alla regione di passare dalle parole ai fatti.

Il caporalato è da anni il comodo capro espiatorio di un governo e di enti locali che chiudono entrambi gli occhi sulle condizioni di lavoro nei campi. Nei fatti, mentre nell'ultima "legge sul caporalato" si penalizzano caporali ed imprenditori che ne fanno uso, l'intermediazione di manodopera legale viene inserita perfino nei sistemi di certificazione "etica" del prodotto. La contestazione è stata però per i braccianti organizzati nel Comitato di lavoratori delle campagne, l'occasione anche per tornare a chiedere conto a governo ed enti locali di quanto fatto negli ultimi mesi, al di la dei proclami a mezzo stampa contro il caporalato. Alla regione sulle promesse fatte, e ancora non mantenute, su una soluzione abitativa definitiva per i braccianti che oggi vivono nelle baracche di vari ghetti alla periferia di Foggia, e, nell'attesa della sua realizzazione, delle misure sanitarie (bagni, centri di salute) necessarie a garantire nei ghetti la minima salute pubblica. Al ministro sulla modifica delle norme sulla richiesta di asilo, che riguardano molti lavoratori delle campagne, che sono state peggiorate riducendo da due a uno le possibilità di ricorso ad una risposta negativa sulla concessione del diritto d'asilo. Nella contestazione si è sottolineato più volte il fatto che le leggi sul lavoro sono sistematicamente eluse in Puglia, una questione che dovrebbe premere qualsiasi ministro "della giustizia" e che mostra un problema ben più largo della sola "questione caporalato". Pubblichiamo di seguito il comunicato della Rete Campagne in Lotta.

Oggi 22 agosto 2016 il ministro dell’(in)giustizia Orlando si è presentato alla Prefettura di Foggia per discutere di “sfruttamento e malavita” nel settore agricolo foggiano con i sindacati confederali e le organizzazioni padronali. Erano presenti anche gli assessori all’agricoltura e al bilancio della Regione Puglia. I diretti interessati, le persone che quotidianamente si spezzano la schiena nei campi e subiscono lo sfruttamento più estremo non sono stati invitati all’incontro. Come Comitato Lavoratori delle Campagne e Rete Campagne in Lotta abbiamo deciso di presentarci lo stesso davanti alla Prefettura, per contestare il ministro e i vari responsabili che hanno, ancora una volta, perso tempo in chiacchiere vuote, invece di offrire soluzioni concrete alla condizione gravissima in cui versano i lavoratori delle campagne. Noi invece abbiamo gridato forte e chiaro che ciò di cui abbiamo bisogno non è un aumento della repressione e della presenza poliziesca, né di tendopoli che di umanitario hanno ben poco, ma la regolarizzazione di tutte le persone che lavorano nelle campagne, a partire dai documenti e dai contratti di lavoro. Chiediamo anche casa e trasporto gratuiti per gli stagionali, il minimo per combattere efficacemente e non solo a parole il caporalato.
Di fronte a tali chiare richieste non si sono nemmeno degnati di incontrarci, mentre è da settembre dell’anno scorso che, attraverso manifestazioni e scioperi, lottiamo per migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro. Abbiamo già incontrato più volte la prefetta, il questore e le associazioni datoriali. Abbiamo ottenuto alcune vittorie, ma anche troppe promesse che sono state, fino ad oggi, disattese. Per questo continueremo a lottare! E continueremo a denunciare l’ipocrisia delle istituzioni e del governo, che usano il caporalato come il solito specchietto per le allodole per non affrontare davvero la questione dello sfruttamento nelle campagne. Il caporalato è solo un effetto del sistema agricolo italiano contemporaneo, (dis)organizzato dalla Grande Distribuzione e dai produttori che fanno profitti astronomici sulla situazione attuale. E dovrebbero essere questi stessi soggetti a garantire ai lavoratori il minimo che spetta loro.
Invece il tema del lavoro non è stato affrontato neanche oggi, si è preferito criminalizzare ulteriormente i lavoratori agricoli. Le ultime misure di legge proposte dal governo a livello nazionale e i discorsi istituzionali sul caporalato lo inquadrano all’interno di un sistema mafioso, e l’operazione della DDA del marzo scorso al Gran Ghetto sembra confermare questo orientamento. Ma queste azioni di contrasto sono tutte rivolte alla repressione dei lavoratori che abitano le baraccopoli. Venti fogli di via, inclusi quelli emessi all’inizio di agosto, ad altrettanti lavoratori sprovvisti di permesso di soggiorno, che subiscono sulla loro pelle una condizione di miseria, ricatto e sfruttamento, che è anche il frutto amaro di leggi razziste, italiane e europee. Ecco cosa nasconde lo slogan della lotta al caporalato: la criminalizzazione dei migranti.
E che dire dell’ultima boutade di Emiliano, dove il Ghetto viene descritto come un covo di fondamentalisti islamici? Ancora una volta, la realtà supera la fantasia.

Basta prenderci in giro, basta ricatti.
Documenti e contratti!

Comitato Lavoratori delle Campagne
Rete Campagne in Lotta

Rete Camere Popolari del Lavoro