[Veneto] Regione, confederali, padroni e polizia: tutti uniti contro i lavoratori della logistica

La logistica negli ultimi anni è stato il settore che ha espresso la più alta conflittualità da parte di lavoratori che, organizzati con SiCobas e ADL, lottano per migliorare le proprie condizioni di lavoro. Inizialmente la semplice applicazione dei CCNL di settore (prevalentemente “Logistica e Trasporto Merci”), unito al rispetto degli orari, ha significato un aumento dei salari del 50%

e un netto miglioramento delle condizioni di lavoro per molti facchini. Questi successi hanno permesso alle organizzazioni dei lavoratori di crescere al punto che a fine 2015 i giganti del settore (Tnt, Bartolini, Dhl, Sda) hanno dovuto per forza accettare di trattare il rinnovo del CCNL non con i confederali, ma con i sindacati di base realmente rappresentativi nei principali magazzini italiani.

Ma proprio la forza che queste lotte hanno saputo dispiegare preoccupa da tempo i padroni, soprattutto in un settore, quello della logistica, che per sua stessa costituzione non può tollerare frequenti e prolungate interruzioni del servizio, causate dagli scioperi, dai blocchi e dai picchetti che i facchini della logistica applicano ogni volta che vedono non rispettati i loro diritti.
Così le associazioni degli industriali, sostenute dalle istituzioni e dai sindacati concertativi, stanno cercando di correre ai ripari. Da un lato si chiede un più tempestivo ed energico intervento delle forze dell'ordine; dall'altro ci si attrezza per evitare che le singole aziende possano spezzare il fronte unito, accettando di stringere accordi con i sindacati conflittuali perché da questi messi alle strette.

Sul primo versante proprio in questi giorni la Regione Veneto ha convocato per il 24 febbraio la prima riunione con i sindacati confederali e i rappresentanti delle cooperative (Legacoop e Confcooperative) in vista del tavolo tecnico regionale sulla logistica, sede ideata per affrontare le relazioni industriali e i problemi organizzativi e contrattuali della logistica, che si terrà ad inizio marzo.
Una decisione venuta in soccorso dei confederali veneti che durante le fasi più accese delle lotte di questi ultimi mesi (in particolare alla Prix di Vicenza) avevano richiesto alla Regione di convocare un tavolo per “affrontare in sede istituzionale i problemi del settore, secondo corrette relazioni industriali”.

Ma dal momento che i CGIL-CISL-UIL non hanno alcuna rappresentanza reale all'interno dei magazzini occorre in qualche modo frenare l'azione di chi invece con i lavoratori si organizza davvero per difenderne i diritti, cioè quei sindacati che operano fuori dalle sedi istituzionali e con relazioni industriali “non corrette”, che nel linguaggio dei padroni indica quei sindacati che “osano” organizzare scioperi e blocchi delle merci.
Per difendere il diritto alla circolazione delle merci (ed ai profitti dei padroni), che evidentemente vengono prima dei diritti dei lavoratori che quelle merci le producono e trasportano, la Regione Veneto ha chiesto ufficialmente al ministro dell'Interno Alfano di esortare le prefetture ad intervenire perché ritiene che “gli episodi di picchettaggio e le manifestazioni violente che si sono verificate nell'ultimo mese in Veneto siano da affrontare non tanto come mere vertenze contrattuali, ma sotto il profilo dell’ordine pubblico e del rispetto delle regole della democrazia”.
Non che sia una grossa novità, visto che in questi anni siamo stati abituati a vedere cariche, manganelli e idranti usati contro lavoratori in sciopero, né sono mancate le misure cautelari e giudiziarie (fogli di via, divieti di dimora, multe) per cercare di intimidire i lavoratori, i sindacati ed i solidali che li sostengono. Quello che viene qui ratificato è che oggi chi sciopera usando metodi atti a rendere lo sciopero effettivo ed efficace deve essere colpito e punito per non far vacillare un sistema che appare tanto forte, ma in realtà ha delle fondamenta molto fragili.

Ma l'attacco ai lavoratori ed ai sindacati di base non si ferma alla richiesta di un intervento ancora più massiccio e tempestivo da parte della polizia. Poiché questi sindacati sono davvero in grado, almeno in alcuni grandi magazzini, di imporsi come interlocutore e strappare delle importanti vittorie, i padroni hanno capito che occorre evitare il rischio che qualcuno di loro, messo alle strette, con l'esigenza magari di far terminare uno sciopero e riprendere il lavoro, possa accettare le rivendicazioni dei lavoratori e dei sindacati conflittuali, accettandoli così de facto come legittimi rappresentanti dei lavoratori.

E' per questo motivo che il 19 gennaio 2015 viene siglata un'intesa tra Cgil-Cisl-Uil, associazioni datoriali e giunta regionale veneta, che richiede un più tempestivo intervento delle forze dell'ordine e mira ad escludere come interlocutore tutti gli altri sindacati. E' esattamente lo stesso contenuto dell'accordo nazionale sulla rappresentanza del gennaio 2014, ma qui ci sono due elementi in più: innanzitutto la presenza di un'istituzione pubblica, la Regione Veneto, mentre il TUR è un semplice accordo tra privati; ma soprattutto la predisposizione di multe e penali che dovrebbero pagare i padroni che faranno accordi con altri sindacati che non siano CGIL-CISL-UIL.
L'obiettivo insomma è quello di garantire che nessuno all'interno dello schieramento padronale rompa il fronte unito dei loro interessi di classe e che chiunque provi a ribellarsi e soprattutto ad organizzarsi collettivamente debba pagare sulla propria pelle.
Una misura che però indica anche la fragilità di un sistema che, nel Veneto come nel resto della penisola, non può permettersi “variabili impazzite”, che non può permettersi di lasciare alcun spazio di conflittualità nel governo della forza lavoro.

http://www.vicenzapiu.com/leggi/tavolo-per-regolare-vertenze-donazzan-scrive-ad-alfano-stop-mobilitazioni-selvagge

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