[Livorno] Una grande giornata di lotta per tutti i lavoratori degli appalti pubblici!

Pubblichiamo di seguito il video della straordinaria mobilitazione dei lavoratori degli appalti della Pubblica Amministrazione a Livorno. I lavoratori, che operano per la maggioranza nei servizi socio-assistenziali -sanitari, da tempo denunciavano la mancata applicazione della clausola di salvaguardia sociale. In particolare il recente rinnovo di alcuni appalti, mettendo in pericolo la continuità occupazionale dei lavoratori, ha destato profonda preoccupazione in centinaia se non migliaia di dipendenti delle cooperative sociali.

 



Ma cos’è la clausola sociale?

La maggior parte dei servizi pubblici sono in realtà – già da tempo – privati, cioè affidati a società o cooperative che di fatto li gestiscono per trarne un profitto. Allo scadere dell’appalto, l’amministrazione pubblica di riferimento del servizio indice un’altra gara d’appalto. Molti lavoratori pensano che se la cooperativa di cui sono dipendenti perdesse l’appalto, anche loro perderebbero irrimediabilmente il posto di lavoro. Questa evenienza – calcolando che generalmente le gare d’appalto vengono indette ogni 2/4 anni – scaglierebbe i lavoratori nel precariato più nero, e non garantirebbe in nessun caso la continuità – e la qualità – del servizio offerto. Le cooperative- e le pubbliche amministrazioni da cui sono foraggiate – alimentano questa convinzione, pur di abbassare i livelli salariali e le tutele dei dipendenti e innalzare i ritmi di lavoro. In una parola, pur di aumentare il loro profitto. Non solo: a causa del generale disinvestimento dal servizio pubblico diretto dal Governo centrale, le pubbliche amministrazioni indicono gare d’appalto al ribasso che – pur consentendo un guadagno alle cooperative – portano alla riduzione della quantità di servizio erogato e, in un’ultima analisi, al licenziamento dei lavoratori e al peggioramento delle loro condizioni di lavoro.

Noi sappiamo però che contro l’evenienza del licenziamento esiste un’arma: la cosiddetta "clausola sociale occupazionale" che, inserita all’interno del capitolato, obbliga la ditta vincitrice ad assumere tutti i dipendenti dell’azienda o della cooperativa uscenti ed evita così che ci siano esuberi e licenziamenti. La clausola sociale non è solo un argine all’estrema precarietà dei posti di lavoro negli appalti, ma anche contro il peggioramento e il disinvestimento da un servizio sociale essenziale. È in sostanza uno strumento di lotta contro coloro che sfruttano la crisi del debito pubblico – da loro stessi creata e inasprita – per farci sentire corresponsabili dello smantellamento del servizio pubblico!

 

Cosa è successo a Livorno?

A Livorno, dopo una lunga lotta, i lavoratori delle cooperative sociali hanno lasciato daparte le singole vertenze e si sono uniti – anche grazie al lavoro del Coordinamento lavoratori e lavoratrici livornesi – per pretendere l’applicazione incondizionata della clausola sociale da parte delle pubbliche amministrazioni. Hanno obbligato il Consiglio Comunale Livornese a convocare una Commissione consiliare per il lavoro sul rinnovo degli appalti nel sociale! Immaginate cosa sarebbe accaduto se una cosa del genere fosse avvenuta in una grande città come Roma: tutti gli scandali sugli appalti del sociale che si sono accumulati sotto il nome di “Mafia Capitale” non avrebbero avuto modo di esistere grazie al controllo popolare che i lavoratori coinvolti avrebbero potuto effettuare sulle gare d’appalto!

Nel corso della seduta – e come vedrete nel video – è emerso come l’obiettivo dell’ottenimento della clausola sociale non può essere l'unico! Ormai abbiamo abbastanza esperienza per sapere che in questi passaggi, le cooperative e le amministrazioni pubbliche provano continuamente ad abbassare il costo del lavoro, riducendo salari e diritti. Inoltre, con l'approvazione da parte del Governo Renzi del Jobs Act, i lavoratori ad ogni cambio rischiano di sprofondare nel regime delle "tutele crescenti", perdendo così il diritto al reintegro sancito dall'art.18 (link all'opuscolo)

Quindi, ricapitolando, la nostra clausola sociale (che potremmo definire "rafforzata”!) deve contenere adeguate garanzie su:
- il mantenimento dei posti di lavoro e del monte orario complessivo;
- il ccnl a cui le ditte DEVONO fare riferimento;
- la salvaguardia degli scatti d’anzianità, dei livelli di inquadramento e delle indennità maturate;
- la disapplicazione del Jobs Act


La lotta oltre la clausola sociale: reinternalizzazione!

Come ci insegnano i compagni del Coordinamento di lavoratori e lavoratrici livornesi, la lotta per la clausola sociale, seppure "rafforzata", non può essere il nostro orizzonte.
In questi anni, in cui abbiamo lavorato nei servizi privatizzati dalle amministrazioni pubbliche, abbiamo visto la qualità dei servizi peggiorare insieme alle condizioni di lavoro. Per questo motivo ci siamo chiesti quali fossero le reali motivazioni che hanno portato a scegliere le esternalizzazioni.
Ci siamo posti una semplice domanda: la privatizzazione di un servizio produce risparmi per le amministrazioni pubbliche?
Per rispondere non c’è stato bisogno del Cottarelli, ma è bastato fare un confronto tra il costo annuale dell'appalto e il costo annuale di un dipendente pubblico.

In particolare, qualche anno fa, abbiamo condotto un'inchiesta sulle condizioni dei lavoratori in appalto delle portinerie dell’Università di Firenze e abbiamo scoperto che quest'ultima, se internalizzasse il servizio, spenderebbe circa 4.000 euro in meno a lavoratore (e addirittura 11.000 euro se privilegiasse l'inquadramento più basso!). Oggi i lavoratori in appalto presso l'Università sono circa 300. Basterebbe un rapido calcolo, ma lo lasciamo fare a voi. 4.000 moltiplicato per 300 è all'incirca la somma che l’Università di Firenze risparmierebbe ogni anno se reinternalizzasse il servizio, una somma notevole che potrebbe essere spesa per migliorare il servizio.
Altro che spending review!
Siamo dunque giunti a una conclusione: le esternalizzazioni non servono a risparmiare, ma a far sì che il servizio pubblico divenga un monopolio privato delle cooperative. A far sì che la gestione della cosa pubblica – proprio perché non più democratica e non più partecipata, bensì privatizzatia– risponda meglio agli interessi dei pochi: detentori del debito pubblico, grandi aziende, politici in cerca di sponsor, padroncini del sociale.


Di seguito pubblichiamo la tabella con il costo orario di un dipendente degli appalti dell’Università di Firenze e il suo corrispettivo pubblico. I dati sono di qualche anno fa, ma il concetto non cambia!

  

COSTO   LORDO PER L'UNIVERSITA' PER UN ORA DI LAVORO IN APPALTO  

  

€ 21,78  

  

SETTIMANE   DI LAVORO RETRIBUITE  

  

52  

  

ORARIO   SETTIMANALE  COMPARABILE CON STRUTTURATO)  

  

36  

  

COSTO   LORDO ANNUALE PER L’UNIFI  DI 36 ORE DI LAVORO IN APPALTO   

  

€ 40.772,16  

 

COSTO LORDO   ANNUALE PER L'UNIFI DI UNO STRUTTURATO C6 A 36 ORE  

€ 36.212,69  

COSTO   LORDO ANNUALE PER L'UNIFI DI UNO STRUTTURATO B3 A 36 ORE  

  
€ 29.189,38  

 

DIFFERENZA  tra il costo lordo annuale di lavoro in appalto e il   costo di uno strutturato C6  

  

 € 4.559,47  

  

DIFFERENZA  tra il costo lordo annuale di lavoro in appalto e il   costo di uno strutturato B3  

  

 € 11.582,78  

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