Mappatura (parziale e non esaustiva) delle vertenze in corso sul territorio campano 2

IKEA

Il 27 maggio l’azienda Ikea annuncia di voler annulare unilateralmente la contrattazione integrativa, manovra che riguarderà oltre 6mila lavoratori in tutti i 21 punti vendita d’Italia.

Entro il 30 maggio bisognava dare disdetta del contratto integrativo aziendale firmato 4 anni fa, in assenza di tale disdetta il contratto sarebbe stato rinnovato automaticamente. Tale scadenza è stata dunque posticipata, in accordo con i sindacati, per altri 2 mesi, durante i quali azienda e sindacati avranno modo di confrontarsi. Il primo incontro tra le parti è previsto per il 12 e a seguire il 25 giugno.

Le modifiche che la multinazionale svedese vorrebbe apportare ai contratti riguardano la riduzione salariale, abolizione delle maggiorazioni per domenica e festivi e modifiche sul riconoscimento di alcuni diritti e indennità. Riduzioni sulla retribuzione che punta anche al 20%

sulla busta paga. Tale decurtazione è una riduzione significativa visto che la maggior parte delle formule contrattuali all’interno dell'azienda sono di tipo part-time ( circa il 70% dell’organico) rischiando di perdere fino a 1.500 euro l’anno.

Sabato 6 giugno è stata indetta una giornata di sciopero in tutti gli store

Ikea, solo a Napoli e Baronissi in quella giornata hanno incrociato le braccia 500 dipendenti, con una adesione allo sciopero del 90%.

Durante l’intera giornata lavorativa lo sciopero è stato accompagnato da un presidio di protesta fuori allo store.

Per quanto l’ikea abbia costruito negli anni l’immagine di un’azienda d’avanguardia, rigorosa e puntuale, che ha fatto dell’accoglienza il suo marchio e dell’efficienza la sua bandiera, in realtà non sono tutte rose e fiori. La giornata di sabato non è stato il primo segnale di protesta da parte dei dipendenti ikea, già lo scorso inverno i facchini del settore della logistica hanno portato avanti una lunga e dura lotta, scavalcando la cooperativa appaltatrice del servizio e puntando il dito contro l’azienda responsabile delle loro condizioni lavorative.

FIREMA

Venerdì 8 maggio si è tenuto un incontro al MISE in cui si è parlato della proposta della Blutec (azienda piemontese) e della Cometav (di Torre Annunziata) e della Miri (di Napoli) di acquistare, con la costituzione di una New.co (con la Blutec al 70%), la FIREMA, azienda che produce carrozze ferroviarie, con stabilimenti a Caserta, Milano, Tito (Potenza) e Spello (Perugia). Il piano prevede l’assorbimento nella new.co di 403 lavoratori sui 522 al momento in forza alla FIREMA. I sindacati si sono dichiarati contrari. Lo scorso 28 maggio, la nuova società acquirente ha disertato l’appuntamento dal notaio bruciando l’accordo di acquisto. Mercoledì 3 Giugno le aule del MISE sono state occupate per 3 ore dai delegati sindacati dove i rappresentanti della new.co non si presentati al tavolo di incontro. Venerdì 5 gli operai hanno bloccato le strade del centro di Caserta giungendo fino alla prefettura.

Dopo quasi 5 anni, il prossimo 17 giugno cesserà il commissariamento dell’azienda. Intanto è stato convocato per il 10 un nuovo incontro al MISE, in contemporanea i sindacati hanno proclamato 8 ore di sciopero e presidio a Roma.

FIAT

Vertenza sui licenziamenti politici.

Giovedì 4 è stata emessa la sentenza che chiama in causa 5 operai fiat di Pomigliano. Il giudice del Tribunale di Nola ha rigettato il ricorso fatto da questi operai, a cui la FIAT imputa l’organizzazione della messinscena del funerale di Marchionne, iniziativa che aveva l’obiettivo di denunciare la condizione dei lavoratori FIAT, molti dei quali in cassintegrazione o spostati in reparti o stabilimenti dove di fatto si rimane inattivi (vedi polo logistico di Nola), ed i suicidi di operai ed operaie dell’azienda

Con l’accusa di aver “infranto il buon nome dell’azienda” e facendo appello alla frattura, ormai insanabile, del rapporto di fiducia che lega il lavoratore con il suo padrone, questa sentenza rappresenta un duro colpo alla classe lavoratrice e alle future modalità di protesta.

Whirlpool- Indesit

Continuano gli incontri al MISE tra la Whirlpool – Indesit e i sindacati, ed anche se le proposte portate in sede dall’azienda vengono ancora rifiutate, l’intento del colosso americano inizia a prendere forma.

La proposta portata al tavolo martedì 9 al MISE prevede un futuro diverso per ogni stabilimento Whirpool in Italia. Il futuro dello stabilimento di None sarà forse nelle mani della società piemontese “Mole Logistica”, interessata ad acquisire ed assorbire con il trasferimento di ramo d’azienda tutto il personale della logistica. Lo stabilimento napoletano della Whirlpool, che ad oggi conta 90 unità, beneficerà dell’introduzione nella produzione di una piattaforma per il lavaggio che darebbe lavoro a 100 lavoratori in più. Destino diverso invece è previsto per lo stabilimento di Carinaro per il quale l’azienda “promette” una politica di reindustrializzazione del territorio, peccato però che questo compito verrà affidato a soggetti esterni a cui si ha intenzione di cedere lo stabilimento. Mesi di lotta e di resistenza da parte dei lavoratori porta allo sfinimento, e proprio in questa fase la multinazionale cerca di ridurre in numero di esuberi spingendo verso un incentivo all’esodo, aumentando il premio in gettoni che passe da 70mila a 100mila euro.

Prossimo incontro al MISE è previsto per il 17 Giugno, intanto i lavoratori riuniti in assemblea, si stanno organizzando per partecipate allo sciopero e manifestazione nazionale indetta dai sindacati a Varese il 12 giugno.

MediaWorld:

I sindacati festeggiano l'accordo al ribasso.

Ormai il ricatto occupazionale giustifica anche quello che razionalmente sarebbe ingiustificabile: l'accordo che si sarebbe raggiunto con la vertenza mediaworld (gruppo Mediamarket con sede a bergamo) prevede , con la garanzia di tirare a campare un'altro annetto, una riduzione dell'orario di lavoro che decurta il salario del 18% con punte del 40% a napoli e in liguria per il periodo 1 luglio 2015 - 30 giugno 2016.

Secondo l'intesa la solidarietà riguarderà 4.830 addetti di 96 punti vendita in tutta Italia, il 75% della forza lavoro. Ricordiamo che Mediamarket ha circa 7mila dipendenti e dichiarava circa 900 esuberi.

Fonti: Rassegna.it

Auchan

Intesa fra la multinazionale francese e i sindacati per "salvare" (solo per il 2016) 9000 posti di lavoro in cambio della disdetta dell'integrativo tagli alle indennità ed ai premi ed una nuova organizzazione del lavoro . L'intesa riguarda tutti i siti nazionali compresi quelli di Nola e Giugliano.

In sostanza : aumento della produttività e contenimento salariale. Secondo un'inchiesta di Repubblica i punti vendita della grande distribuzione, in totale in Italia ( non solo Auchan quindi) sono 27.688, ci sono 870 centri commerciali per un valore complessivo di 40 miliardi di euro . La crisi nel settore ha ridotto l'utile netto da +1,4% nel 2006 a -0,1 nel 2013.

L'accordo auchan è stato siglato da cgil , cisl e uil ( (filcams, fisascat e uiltucs) e la direzione di Sma. c'è "colpevole" soddisfazione fra i sindacati, ma è chiaro che l'accordo è temporaneo e non è la riduzione dei salari che farà aumentare le vendite e fronteggiare la crisi , che pure, se esiste, con quest'accordo, di certo non intaccherà i profitti della multinazionale, che ha ottenuto un accordo (lei si) molto vantaggioso.

Fonti: Rassegna.it

Ericsson:

Avevano ragione i lavoratori!

nel marzo scorso il rifiuto dell'accorpamento di ericsson a jabil venne sancito da un referendum bocciato dai lavoratori. Il referendum è stato poi addirittura ripetuto a tradimento pochi giorni dopo passando definitivamene. L'accordo prevedeva sulla carta la certezza di non fare ricorso a licenziamenti collettivi fino a marzo 2019; saturazione di organici fino a 335 lavoratori, come da intesa del giugno 2014, fino a marzo 2018 e impegno del governo su investimenti per banda larga affinchè ci siano ricadute su manifattura italiana e su ricerca e sviluppo ma alla fine vere intenzioni di Ericsson si sono rivelate fondate con il licenziamento attraverso la procedura di mobilità di 150 lavoratoria livello nazionale per "calo dei profitti".

Stamattina 8 Giugno al centro direzionale di Napoli, nei pressi della sede della IBm- Ericsson è partita la protesta dei lavoratori : lo sciopero di oggi ha riguardato tutti gli stabilimenti sul territorio nazionale compresi quelli di Milano, Genova e Roma.

I lavoratori napoletani colpiti dal provvedimento sarebbero 24. A milano la protesta si è svolta sotto la sede del consolato svedese.

Fonti: napoli.fanpage, ildesk

TLC

60 lavoratori a rischio licenziamento e della società TLC in poche parole un subappalto della società bergamasca Valtellina che a sua volta esegue commesse per Telecom. I lavoratori non percepiscono lo stipendio da agosto 2014. La società Valtellina ricatta i laboratori dicendo di non fare alcuna vertenza di lavoro se vogliono i soldi.

Fonti: marigliano.net

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