[Firenze] Resoconto dell'assemblea contro il Jobs Act di Firenze

Alta partecipazione

“Se toccano uno toccano tutti”. Con questo slogan si potrebbe riassumere lo spirito dell’assemblea organizzata dall’Assemblea No Jobs Act del 10 gennaio scorso.

Il saloncino del Dopo Lavoro Ferroviario di Via Alamanni è stato invaso da 120 persone, tra lavoratori, militanti sindacali, studenti, e militanti politici. Segno che, nonostante la deriva razzista che ha invaso il dibattito politico pubblico in questi ultimi giorni, l’attenzione intorno alla riforma del lavoro non è affatto calata.

L’esempio di Livorno: unire le lotte che investono il tessuto produttivo

È stato quasi naturale affidare dunque il primo intervento, successivo a quelli di apertura del sindacalismo di base, ai rappresentanti del Coordinamento Lavoratori e Lavoratrici Livornesi, che hanno prodotto un discorso a due voci, tra i più belli e sentiti dell’assemblea. “è mai possibile che chiuda una fabbrica dietro l’angolo o dei lavoratori vengano licenziati a dieci metri da noi, e non siamo in grado di intervenire in solidarietà?”. A questa domanda hanno risposto con i fatti: organizzandosi in un coordinamento che strappasse tutte le vertenze del territorio livornese all’isolamento, facendo vivere la solidarietà nei circoli, nei quartieri, nelle altre fabbriche e posti di lavoro, fino a scendere in strada in 3.000 sotto la pioggia, nel centro di Livorno. Ciò si è reso possibile mutuando forme e metodi tradizionali del mondo operaio e studentesco, ancora utilizzati dai movimenti di base, come il volantinaggio casa per casa, la partecipazione ai picchetti e ai presidi, il blocco di arterie stradali a sostegno delle trattative sindacali. Ma anche imponendo il rifiuto radicale della guerra tra poveri e delle divisioni sindacali e dunque accettando all’interno del coordinamento TUTTI i lavoratori, a prescindere dal colore della tessera sindacale.

Gli interventi

La necessità di proseguire la lotta e di allargare il fronte dei lavoratori coinvolti ha, bene o male, caratterizzato gli interventi dei delegati. “Bisogna credere alla nostra possibilità di vincere contro il Governo, e sfruttare queste mobilitazioni per costruire una vera e propria anti-leopolda, cioè una maggiore organizzazione e coscienza di classe tra i lavoratori “(Dario, Ex dipendente Ferragamo). “Scendere in piazza in ogni occasione, anche se non condividiamo pienamente la piattaforma. Noi lo abbiamo fatto il 14 novembre a Milano e il 12 dicembre a Firenze” (Michele, RSU FIOM GKN). Sulla stessa linea anche Simone, operaio della Piaggio di Pontedera, dove l’azienda è già in procinto di utilizzare le nuove norme sui licenziamenti collettivi per far pagare ai lavoratori la contrazione della produzione. Sono intervenuti anche i lavoratori di alcuni servizi esternalizzati, come Paolo, RSA FILCAMS nei servizi di portierato all’Università, o Marzia, dipendente ASL ed RSA Filcams presso il CUP metropolitano, i quali lottano da tempo contro l’esternalizzazione dei servizi, e stanno affrontando vertenze potenzialmente “calde”. Francesca, RSU COBAS all’ospedale di Careggi , Stefano, RSU USB del comune di Firenze e Paola del CUB Sanità, hanno sottolineato la portata dell’attacco sferrato su tutto il mondo del lavoro, compresi i dipendenti pubblici, attraverso il blocco del turn-over, il taglio del salario accessorio e la privatizzazione di interi settori. Samuele, ex dipendente Eataly, ha poi fatto notare come anche in pochi si possa costruire una lotta per arrivare a delle vittorie: nel suo caso, sono state importantissime la solidarietà esterna, la capacità di sfruttare la visibilità del marchio ai fini della lotta e la conoscenza del ciclo produttivo, che ha portato alla stesura di un’inchiesta interna e alla nascita di un’organizzazione dei lavoratori nel negozio fiorentino.

Tirare le somme

Non è semplice tirare le somme della mobilitazione contro il Jobs Act in questa fase. Il più grande sindacato italiano, la CGIL, è da poco reduce dalla riunione dell’esecutivo nazionale (9 e 10 gennaio): non si vedono altri scioperi generali all’orizzonte (il prossimo direttivo è stato infatti convocato per il 18 febbraio, troppo lontano per poter preoccupare il Governo), e sembra che una parte consistente della CGIL voglia fermare il Jobs Act sul terreno della contrattazione spicciola. Un’operazione che rischia di trascinare il sindacato entro una dimensione puramente aziendalistica, fatta di accordi a ribasso e di regole sfacciatamente filo-aziendali (dall’articolo 8 dell’estate 2011 di Sacconi – che deregolamenta la contrattazione aziendale-, all’accordo unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014, che vieta il conflitto in azienda).
Di fronte alla crisi del sindacato, le indicazioni emerse in assemblea contribuiscono a dare qualche risposta. Sull’esempio di Livorno, bisogna lavorare alla costruzione di un coordinamento tra lavoratori che sia in grado di raccogliere una grande solidarietà intorno alle vertenze lavorative. Che sia in grado soprattutto di far dialogare i lavoratori tra di loro, di generare dibattito politico con lo scambio di documenti, la costruzione di un bollettino delle lotte, l’opposizione costante alla Riforma del Lavoro. Il Governo Renzi non è invincibile, ma si basa su un accordo fragile tra forze politiche, costretto a manifestarsi sotto la spinta e la sollecitazione del movimento dei lavoratori. Fino ad ora non siamo stati in grado di ottenere più di questo, ma non è affidandoci alle strutture sindacali, per ora immobilizzate, che respingeremo l’attacco.
Per questo è necessario costruire nuovi momenti di incontro e di scambio, portando la nostra solidarietà alle lotte in corso sul territorio fiorentino, valorizzando le esperienze più importanti, tentando di coinvolgere, dentro e fuori il sindacato, altri delegati, altri lavoratori, a prescindere dalla tessera sindacale. Solo così potremo innescare un meccanismo di solidarietà che coinvolga sempre più vertenze, che dica la sua sul Jobs Act, che sproni o costringa i sindacati a fare di più, a disseppellire le asce di guerra.  
, partenza piazza dell’Unità, in occasione della venuta della cancelliera Angela Merkel e del Presidente de Consiglio Matteo Renzi. Sarà un’occasione per ribadire la nostra contrarietà al Jobs Act. Nel frattempo stiamo lavorando alla costruzione di un nuovo momento assembleare, che accolga altri partecipanti e  sappia rilanciare il progetto, quanto mai necessario in questa fase, di un coordinamento di solidarietà tra lavoratori.

Rete Camere Popolari del Lavoro