[Roma] Teatro dell'Opera: ritirato il licenziamento, la lotta paga!

Ritorniamo a parlare dei lavoratori e delle lavoratrici dell'orchestra e del coro del teatro dell’Opera di Roma: un veloce aggiornamento della situazione e in parte una buona notizia che vogliamo passi come risultato della loro lotta, quale è...

... e non di scelte fatte dai politici che ora si dichiarano contenti della soluzione trovata ma che fino a un mese e mezzo fa non si facevano scrupoli a scatenare campagne mediatiche strumentali contro questi lavoratori definendoli privilegiati.

In questo mese e mezzo che è passato dall'annuncio del licenziamento collettivo e dell'esternalizzazione, avvenuto il 2 ottobre, i musicisti e le musiciste si sono opposti in maniera ferma a questa decisione, cercando di cambiare la situazione prima che scadessero i 75 giorni di tempo in cui è possibile ridiscutere il licenziamento in caso di licenziamento collettivo (legge 223).

La solidarietà gli è arrivata da orchestre di tutta Italia e di tutto il mondo (Brasile, Giappone, Australia, etc). Per i sindacati la condizione per intavolare la discussione con il cda era il ritiro dei licenziamenti ma a lungo si sono trovati di fronte a un atteggiamento intransigente, che voleva in tutti i modi risolvere i problemi di bilancio della fondazione facendoli pagare ai soli lavoratori e alle lavoratrici con un licenziamento preventivo.

Alla fine però la loro lotta ha pagato (anche se come vedremo non c'è proprio da gioire su tutto) - dopo numerose iniziative, tra cui un presidio nazionale il 10 novembre (a cui hanno partecipato i/le musicisti-e di numerose fondazioni lirico-sinfoniche italiane) alla fine del quale sono andati al Ministero dei Beni Culturali, dopo più di 50 ore di trattative in nove incontri col cda, si è raggiunto un accordo che ritira il licenziamento dell'orchestra e del coro, bloccando un modello, quello dell'esternalizzazione, nuovo per le fondazioni lirico-sinfoniche e che sarebbe potuto diventare un precedente per altre esternalizzazioni nel settore. Purtroppo in cambio di questo ai lavoratori e alle lavoratrici è stato chiesto di fare dei sacrifici per riuscire a risparmiare la cifra di 3 milioni e 400.000 euro.

Ma, se in un primo momento si voleva che questo costo ricadesse totalmente sulle loro spalle, le lotte di questi mesi hanno fatto sì che di questa cifra "solo" 1.500.000 euro ricada su di loro. E così, tanto per cambiare, il costo del lavoro è ciò su cui aziende più o meno in crisi tagliano. La differenza con la situazione di licenziamenti che si prospettava inizialmente sta nel fatto che il taglio del costo del lavoro verrà diviso tra tutti i dipendenti dell'Opera di Roma - quindi anche il personale tecnico-amministrativo - e riguarderà non lo stipendio ma alcune indennità (che come si è visto nell'articolo precedente non si possono definire dei privilegi) che fanno parte del II livello di contrattazione: dovranno rinunciare per circa due anni a una parte del premio di produzione che gli spetterebbe, alla tabella C (un indennizzo che veniva dato in cambio di una flessibilità oraria di 8 ore al mese, che evitava di dover pagare degli straordinari), all'indennità dello spettacolo all'aperto che non coprirà più l'intero periodo dei concerti a Caracalla, al pagamento di eventuali straordinari svolti che andranno invece a essere pareggiati con orario di lavoro recuperato in seguito.

Alla fine di questi due anni, se la fondazione sarà in parità di bilancio, il congelamento di queste indennità finirà e se ci dovessero essere degli utili verranno restituite le indennità congelate. Martedì pomeriggio, dopo una lunga e difficile assemblea, i lavoratori e le lavoratrici riuniti (coro, orchestra e personale tecnico-amministrativo) hanno votato l'approvazione dell'accordo al 97% dimostrando tra i lavoratori e le lavoratrici una certa solidarietà, cosa non scontata perché girava voce che il personale tecnico-amministrativo non volesse sobbarcarsi i debiti della fondazione per mettere in sicurezza i posti di lavoro dei colleghi. Una decisione amara soprattutto se si pensa che esisteva una proposta del coro e dell'orchestra per sanare i debiti aumentando il numero di spettacoli e di ingressi, piano d'azione che a parer loro sarebbe stato già possibile in passato con gli stessi carichi di lavoro.

Concludendo possiamo dire che certamente ci sono molti punti critici in questo accordo, perché sancisce che il debito accumulato da chi gestisce, cioè da chi sta al vertice, venga pagato da coloro senza i quali il teatro non potrebbe vivere, ma questa lotta dimostra come possano essere forti i lavoratori e le lavoratrici se lottano insieme. Speriamo quindi che possa essere un buon esempio e una spinta a intraprendere le lotte!

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