E che scontro sia... Il 21 tutt* a Napoli, uniti e inflessibili contro il governo!

Venerdì 21 Novembre saremo ancora una volta in piazza per partecipare alla giornata di sciopero e mobilitazione indetta dalla FIOM per tutto il Sud Italia.
Lo faremo come metalmeccanici, ma anche come lavoratori più o meno precari, come disoccupati e studenti.

Lo faremo come chi si sente parte della stessa battaglia e vuole conoscere e mischiarsi con altri compagni che verranno da tutto il Meridione portando la loro resistenza, le loro battaglie per mantenere il lavoro, per difendere la propria vita da ristrutturazioni, contratti peggiorativi, aumenti della produttività.

Lo faremo stando insieme sin dal primo mattino ai picchetti previsti fuori alle fabbriche.
Lo faremo con autonomia e determinazione, perché crediamo che i nostri bisogni siano incompatibili con le trattative sui codicilli, perché siamo stanchi di accordi al ribasso, di accettare sempre il male minore, e vogliamo cominciare a reagire, a riprenderci diritti e salario, la possibilità di decidere delle nostre vite. E sappiamo di poterlo fare solo se muoviamo dalle nostre esigenze, oltre ogni sbarramento di categoria, di sindacato, di mansione.
Lo faremo tenendo alto lo slogan che ha contraddistinto tutto il nostro autunno, lo slogan che fa più paura a chi comanda: “Uniti e inflessibili contro il Governo Renzi”.

Uniti, perché l’attacco che il Governo sta portando con il Jobs Act riguarda sia i giovani che i vecchi, sia i lavoratori non strutturati o meno tutelati (i cosiddetti precari) sia i lavoratori cosiddetti “garantiti”, che in realtà di garantito hanno ben poco, e che comunque quando tutto va “bene” lavorano male, troppo, sotto ricatto. L’attacco di Renzi va contro chiunque (cassintegrato, disoccupato, immigrato) sia costretto a vendere il suo braccio o le sue conoscenze solo per riprodurre la propria esistenza!

Ma contro Renzi e i padroni dobbiamo anche essere inflessibili, perché la flessibilità che ci propongono è quella di essere sempre a disposizione dei padroni, di doverci inventare ogni giorno qualcosa di diverso per campare. Perché su questioni fondamentali come l’articolo 18, un elemento materiale di resistenza che riguarda dieci milioni di lavoratori, non si può trattare nulla!

Fortunatamente in questi mesi stiamo assistendo a qualcosa di nuovo. I lavoratori non si sono fatti ingannare ancora una volta, hanno anzi provato fastidio per la stessa arroganza di questo Governo e non hanno creduto a chi per fregarli diceva “dobbiamo remare tutti nella stessa direzione per salvare questo paese”. Dall’acciaieria di Terni alle cucine di Eataly, dallo sciopero nazionale dei facchini dalla logistica ai numerosi scioperi dei sindacati, dal partecipatissimo corteo di Livorno messo su da un Comitato Autorganizzato intersindacale e intercategoriale di lavoratori fino alle numerose contestazioni e mobilitazioni, in particolare studentesche, che hanno scosso l’Italia, il messaggio che viene fuori è chiaro: non subiremo più in silenzio le vostre politiche! Molti stanno capendo che quella del Governo è solo retorica: che gli interessi che abbiamo in comune sono molti di più delle nostre differenze.

Renzi lo sa, lo sente, e quindi scappa, pone la fiducia, trama accordi, puntando tutto sul sostegno del padronato italiano rappresentato da Confindustria, il cui Presidente, Squinzi, non perde occasione per dire che Renzi è il suo sogno… Ma questo Governo è una bolla speculativa: può crescere finché si alimenta dei successi mediatici e di una presunta capacità di gestire le situazioni, ma appena compare un intralcio il giochino si inceppa.

E, in effetti, prima di vedere una così forte risposta operaia, il Governo aveva dichiarato di voler chiudere tutto entro novembre. Ora per l’approvazione del Jobs Act si parla già di gennaio! E non basterà certo il contentino della reintegra in caso di licenziamenti disciplinari immotivati, “previa qualificazione specifica nella fattispecie” (saranno cioè normati in sede di stesura legislativa), o la revisione dei controlli a distanza (tutta da definire), per far digerire a milioni di persone questa orrenda riforma del lavoro!

Lo schema in campo è chiaro ormai: da una parte i lavoratori e gli studenti, i precari sottopagati e sfruttati al massimo, determinati a tornare protagonisti ; dall’altra il rottamatore dei diritti del lavoro e il codazzo degli imprenditori della Leopolda: in buona sostanza da una parte il capitale e da un’altra il lavoro... Niente di nuovo sotto il cielo, eccetto una ritrovata consapevolezza e determinazione che sgombra il campo da chi pensava di sussumerci nelle logiche del “siamo tutti sulla stessa barca”. Certo molti di noi stanno sulla stessa barca, ma chi decide e vuole dettare le regole sono quei pochi che stanno sullo stesso yacht!

Il 25 ottobre a Roma sono scese in strada circa un milione di persone; nella manifestazione indetta il 14 novembre in occasione dello sciopero FIOM a Milano hanno sfilato 80.000 persone in un corteo partecipato e combattivo; sempre il 14 a Napoli e in tantissime città italiane, decine di migliaia di persone hanno partecipato alla giornata di mobilitazione nazionale: queste mobilitazioni hanno dato un ulteriore colpo alla presunta (più autoenunciata che sostanziale) credibilità ed autorevolezza del governo Italiano. Il corteo di Napoli di venerdì sarà un ulteriore banco di prova per tutti i soggetti determinati a respingere gli attacchi dell’esecutivo, perciò è essenziale farla riuscire dandoci il giusto tono... Costruendo così uno spazio di protagonismo dei lavoratori verso lo sciopero generale del 5 dicembre!

Davanti agli industriali Renzi ha affermato, con un misto di paura e disappunto: “C'è chi vuol far diventare il tema del lavoro il terreno dello scontro”. Sì Presidente, è proprio così! Che scontro sia!

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