[Piacenza] La lotta IKEA scende per le strade

Sabato 13 Settembre il corteo nazionale indetto dal SI Cobas per chiedere il reintegro dei 24 facchini del magazzino IKEA di Piacenza licenziati lo scorso maggio, ha invaso il centro storico di Piacenza.

Il corteo ha messo in risalto una volta di più la contraddizione tra la città-vetrina dell’amministrazione PD e la reale condizione dei lavoratori nelle tanto “esaltate” eccellenze locali, tra cui, ovviamente, la stessa IKEA.

Più di 1.000 tra lavoratori e solidali si sono riversati in strada a fianco dei facchini per chiederne la riassunzione immediata, la fine del sistema di sfruttamento creato dall’azienda e ribadire la propria rabbia di fronte ad un padronato che sta diventando sempre più arrogante e schiavista.
Il corteo ha attraversato il centro cittadino bloccandolo per alcune ore ed è arrivato quasi a sfiorare la manifestazione fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale, il Mercato Europeo, creando pesanti disagi alla viabilità ed ai trasporti e costringendo, di fatto, la città a fermarsi e fare i conti, voluti o meno, con il sistema di sfruttamento creato dal colosso svedese; a poco serve quindi il tentativo di derubricare l’evento come “ordinaria amministrazione” promosso da “Libertà”, il principale quotidiano locale  che fa il cane da guardia del partito-Ikea (amministrazione Dosi, PD, cooperativa san martino).

I numeri, già a colpo d’occhio, erano davvero significativi, con la presenza anche dell’ADL Cobas e dei lavoratori della DiElle di Cassina De Pecchi reduci dalle pesantissime cariche dei carabinieri del giorno precedente, oltre a tanti altri lavoratori, studenti, disoccupati, arrivati in solidarietà da Bologna, Roma, Firenze, Padova, Genova, Pisa, Torino che avevano supportato nelle settimane e nei giorni precedenti la vertenza con presidi e volantinaggi davanti agli stores IKEA delle proprie città (per seguire la campagna vai su ).

Dietro una battaglia per un posto di lavoro c’è la richiesta senza trattativa possibile del diritto a vivere un’esistenza dignitosa. Questi diritti non si mettono a tacere ed infatti la giornata di sabato ha ricordato a tutti che la situazione non è assolutamente marginale come vogliono far finta di credere, sperando che lo credano tutti. Al contrario, per quanto IKEA abbia le spalle larghe e possa imporre la linea a politici e media, la sua immagine scricchiola sempre di più, sempre più persone ne parlano in termini non entusiastici e sempre più persone solidarizzano con i lavoratori licenziati: sono questi i risultati che emergono a lato del corteo, tra le parole delle persone che assistono, nonostante siano ancora spesso solo sussurrate.

I lavoratori della logistica lo stanno dimostrando a tutti che come singoli si soccombe, ma uniti si vince, e qui raccolgono consensi, portano centinaia di persone in piazza. Si vince perché, al di là di un’analisi obiettiva della vertenza non certo all’epilogo né tantomeno vittoriosa, i facchini stanno vincendo in questo: stanno ricomponendo, insieme ad altri, una classe che la dirigenza capitalista pensava di aver diviso a sufficienza così da poterla governare senza problemi. E questo accade anche a causa degli stessi metodi di sfruttamento che il padronato applica ovunque con spavalderia e sentimento di impunità che, comprimendo davvero senza ritegno le esistenze degli individui, ne fanno una sostanza incendiaria che, una volta infiammata, è molto difficile contenere e spegnere.
A maggio di quest’anno nessuno avrebbe scommesso che mesi dopo la partita fosse ancora aperta e che all’inizio di settembre un corteo avrebbe portato a Piacenza così tante persone – e nella rabbia splendeva la gioia e la festa non le facce tirate e lugubri di polizia ed amministratori che pure hanno cercato di creare tensione ad inizio corteo con un pretesto assurdo: non fare avvicinare il furgone per gli interventi vicino al materiale che andava caricato. Le provocazioni non hanno però funzionato, davanti a sé, infatti, hanno trovato un movimento ed un sindacato sempre più maturi e consapevoli.

L’iniziativa è stata utile anche a compagni e quadri del sindacato per allacciare ulteriori rapporti e porre le basi per nuove sinergie d’intervento: ad ogni risposta, i lavoratori si faranno trovare preparati e sempre più compatti ed organizzati. E quando l’unione si consolida e aumenta, non c’è realtà, per quanto grossa come IKEA, che possa tener testa alla forza dei lavoratori.
Sappiamo tutti che questo non è che un piccolo passo e che molti altri andranno ancora fatti, ma ciò che conta è che la direzione sia giusta. La patina dorata sull’immagine di IKEA, ormai, si sta sgretolando; adesso si tratta di continuare in questa direzione con fermezza.
 
Per questo motive rilanciamo l’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici della logistica che si terrà il 21 Settembre in 13 città d’Italia.
Se toccano uno, toccano tutti!

Qui la corrispondenza su Radio OndaRossa con un compagno presente alla manifestazione

Di seguito un'intervista in inglese a uno dei facchini Ikea

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