[Piacenza] Ancora blocchi all'Ikea!

Da smontaikea.noblogs.org

Giovedì 14 Agosto è stato un altro importante momento di lotta davanti all’immenso magazzino centrale dell’Ikea di Piacenza.

Un magazzino che, ricordiamo, rappresenta il deposito delle merci che l’azienda rivende nei negozi di tutta l’Europa meridionale ed in cui a Maggio di quest’anno sono stati licenziati 24 facchini, tutti delegati SiCobas, grazie ad un pretesto che ha permesso all’azienda di liberarsi dei principali protagonisti di importanti conquiste sindacali negli ultimi anni. Da tre mesi quindi si susseguono presidi, picchetti, manifestazioni ed iniziative di solidarietà a Piacenza ed in tutta Italia, culminate nella giornata nazionale di solidarietà del 26 Luglio.

La giornata di Giovedì 14 è stata il naturale complemento di quella nazionale. Se quest’ultima era riuscita, infatti, a rendere il più possibile nota questa storia di sfruttamento e dispotismo padronale, contrastando l’immagine di azienda pulita e democratica di cui si ammanta l’Ikea e aiutando i facchini licenziati a uscire dall’isolamento e dall’invisibilità cui questa vorrebbe condannarli, la forza e il sostegno accumulati hanno permesso di rilanciare la lotta sul campo e tornare a incidere su ciò che più preme alla multinazionale svedese: il profitto.
Grazie ad una presenza massiccia (circa 200 persone), si è infatti riuscito a bloccare al transito dei camion i numerosi ingressi dello stabilimento dalle 5 del mattino fino alle 14. Un colpo significativo per l’azienda, che ha dovuto per questo far saltare il turno di lavoro pomeridiano, e questo proprio alla vigilia del weekend di ferragosto.
A decretare il successo della giornata di lotta è stata innanzitutto la capacità organizzativa dei lavoratori del SiCobas, in grado di cogliere di sorpresa azienda e forze dell’ordine, che si sono presentate tardi e prive dei numeri necessari a sgomberare il blocco dei manifestanti. Fondamentale è stato l’apporto degli altri lavoratori e lavoratrici iscritti al SiCobas, in primis i determinati e numerosi facchini della vicina TNT, ma a giungere sono stati anche i lavoratori della Dielle di Milano anch’essi licenziati per uno sciopero, le facchine della YOOX di Bologna colpite di recente dalla ritorsione aziendale e tanti altri lavoratori a cui si sono aggiunti compagni e compagne di Piacenza, Modena e Padova. Importante è stata anche la solidarietà ‘passiva’ dei camionisti, che per quanto esasperati dalla situazione hanno sin da subito accettato i blocchi senza provocare né provare a forzarli, capendo bene che la causa del loro male non erano di certo i lavoratori in lotta, ma chi li costringere a ricorrere a mezzi estremi.
Ancora una volta si è riuscito inoltre a rendere nota questa vertenza, facendo uscire la notizia non solo sui giornali locali, ma anche su quelli nazionali, conquistandosi ancora una volta per qualche ora la homepage di Repubblica.it che ha dato la solita versione distorta dei fatti, anche se meno filo-aziendale del solito.

La controparte intanto nega qualsiasi forma di dialogo e discussione: ancora una volta a mediare c’erano solo i dirigenti della Digos e della polizia, protagonisti d’inutili prediche proprio sull’importanza del dialogo (sic!) e sul rispetto della legalità, dopo anni in cui l’azienda e la cooperativa sono state libere di aggirare le norme in tutela dei lavoratori, compiere truffe sulle buste paga e mentre proseguono indisturbate le intimidazioni mafiose ai danni dei funzionari sindacali e dei lavoratori iscritti (come quelle accadute di recente a lavoratori TNT e Ikea, che si sono ritrovati con i bulloni delle ruote della macchina allentati, rischiando così di fare pericolosi incidenti). Nonostante questo, cominciano a emergere alcune faglie nel comunque molto compatto “partito Ikea”, come dimostrano le parole di uno dei massimi dirigenti della cooperativa San Martino che, presente davanti al presidio, è arrivato a sostenere in alcune chiacchiere informali che l’azienda svedese (cui rimpallava la responsabilità della situazione, mentre essa invece si copre proprio dietro la cooperativa in un continuo gioco delle parti) sarà costretta a cedere se continuano blocchi del genere. La politica locale invece persevera nella linea di totale intransigenza nei confronti delle istanze dei facchini, linea trasversale all’intero arco politico che addirittura invoca un intervento ancor più duro da parte delle forze dell’ordine. Ancora una volta la loro retorica, ripetuta tra l’altro a pappagallo nei commenti razzisti che imperversano in alcuni articoli della stampa locale, vorrebbe ribaltare le parti: ‘delinquenti’ e ‘violenti’ (finanche mafiosi!) sarebbero quei lavoratori che si oppongono come possono ad un sistema articolato di vessazioni, minacce ed aggressioni dentro e fuori l’azienda; un sistema tutto al servizio del profitto di chi usa e sfrutta le persone per il proprio guadagno, per poi accusare di ‘strumentalizzazione’ (sic) chi dà il proprio sostegno solidale quando queste alzano la testa per guadagnarsi libertà e dignità.
L’azienda persevera così nella sua versione per cui “provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni soci lavoratori della Cooperativa San Martino si inquadrano in un quadro di legalità e di sicurezza e nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori, che sono totalmente garantiti”, nonostante l’inoppugnabile smentita di questa tesi fornita dalla ricostruzione della vicenda prodotta dal Si Cobas. Se alcuni diritti sono rispettati nello stabilimento piacentino, è proprio in virtù delle battaglie che l’Ikea sta provando a punire esemplarmente con questi stessi provvedimenti, che guarda caso, colpiscono “l’intera struttura dei delegati SI.COBAS e i lavoratori sindacalmente più attivi nel Deposito”. Spera così di tutelare il clima di terrore con cui dissuade i colleghi solidali (che sono tanti!) che lavorano nell’impianto a partecipare ai picchetti, clima rafforzato dagli sgomberi violenti della polizia che liberano lo spazio per giungere a lavoro a chi “vuole” (sic) farlo.

Il blocco che unisce istituzioni, cooperativa, sindacati compiacenti e la multinazionale svedese, vorrebbe quindi ridurre l’intera questione a un problema di ordine pubblico: al massimo si può sperare di risolvere la vertenza con i tempi biblici dei tribunali ma tutti gli altri strumenti che i lavoratori hanno per difendere i propri interessi sono da considerarsi illegittimi. D’altronde i padroni possono sempre mascherarsi e fare leva sulla violenza impersonale della crisi e della disoccupazione, che apparentemente rende così preziosi i loro investimenti, per imporre le loro leggi e costringerci alla guerra tra poveri. Noi per fare guerra a questa guerra dobbiamo invece metterci il nostro corpo e la nostra faccia, siamo identificabili e per questo identificati, aggrediti, denunciati e variamente colpiti dalla repressione (ad esempio attraverso l’uso del ‘foglio di via’, che già ha allontanato da Piacenza numerosi compagni e compagne di Bologna ed il dirigente SiCobas, Aldo Milani).
Per questo è importante dare tutto il sostegno e la solidarietà possibile a questa lotta, che è la lotta di tutti noi: la lotta contro condizioni di lavoro sempre più al ribasso imposte dal ricatto della ‘competitività’, la lotta contro licenziamenti discriminatori volti a togliere ogni freno al dispotismo padronale. Una questione, questa, particolarmente importante in un periodo in cui si discute ancora una volta di eliminare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (a cui si è appunto appellato il SiCobas nel suo ricorso al tribunale sulla vicenda Ikea, nonostante le difficoltà di farlo applicare a chi figura socio di una cooperativa) e che svela la vera natura della posta in palio: se vogliono ridurci a mera merce liberamente scambiabile e ‘scaricabile’ è per lasciarci alla totale mercé dei padroni, e viceversa lasciare liberi i padroni di usarci a loro piacimento significa ridurci a merci e non più a persone.

Sostenendo la coraggiosa lotta di questi 24 lavoratori aiutiamo quindi noi stessi.


Per farlo, partecipa alla giornata di sostegno davanti ad i negozi Ikea di tutta Italia Sabato 23 Agosto indetta dal SiCobas!
Manda inoltre un messaggio su Twitter a Ikea chiedendo il reintegro dei lavoratori licenziati usando le hashtag #buon_giornoperche, #ikea, #catalogoIKEA
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