[Lamezia Terme – CZ] Manifestazione dei lavoratori del call center di Infocontact contro la chiusura

I call center sono stati negli ultimi anni uno dei luoghi in cui più palesemente si è manifestato lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici. Una forza lavoro debole e spesso altamente ricattabile, difficilmente è riuscita a mettere in piedi forme di resistenza capaci di intralciare i piani aziendali. Abbiamo così assistito, dopo la lotta – coraggiosa e in gran parte vincente – del Collettivo Precari Atesia nel 2006, a cessioni di ramo d’azienda, contratti a progetto che nascondono rapporti di lavoro subordinati, nuovi contratti nazionali che costringono a gettare una spugna sul passato, delocalizzazioni. All’estero, ma anche in Italia.

La Calabria, in particolare, si è configurata, grazie a generosissimi incentivi per chi volesse andare ad investire lì, come una sorta di ‘terra dei call center’. Ne sono proliferati a decine e decine, da quelli più piccoli a quelli che impiegavano anche migliaia di persone.

Lamezia Terme (CZ) è solo uno dei tanti luoghi in cui si è diffuso questo ‘modello di sviluppo’. Che però pare proprio non aver portato grande giovamento alla popolazione locale. Le chiusure continuano infatti a susseguirsi, lasciando per strada centinaia di lavoratori, precedentemente turlupinati con il miraggio di un lavoro sicuro e ‘pulito’ in una regione in cui la disoccupazione è dilagante.

L’ultimo caso è quello della società Infocontact, che ha di fatto messo alla porta i suoi dipendenti (parliamo di più di mille persone). Oggi, contro la prospettiva della chiusura si è tenuta una manifestazione dei lavoratori e delle lavoratrici Infocontact, che ha raggiunto il Tribunale cercando di strappare un po’ di quel futuro che azienda ed istituzioni stanno loro sottraendo.

Di seguito pubblichiamo il volantino prodotto da “altralamezia”, collettivo presente alla manifestazione di questa mattina.

Fonte: ilquotidianoweb.it

INFOCONTACT: PADRONI E CAPITALE SONO I PRIMI RESPONSABILI!
Una cattiva gestione aziendale, l’ennesima nell’ambito dei call center utilizzati da sempre dai padroni come fonti di facile guadagno, viene spacciata adesso come conseguenza della crisi economica: il risultato non cambia, a farne le spese sono sempre le lavoratrici e i lavoratori.
Forti di un potere conquistato con il ricatto occupazionale, nascondendosi dietro una diminuzione delle commesse di cui i dirigenti e il debito da loro creato sono gli unici responsabili, hanno offerto ai lavoratori due sole alternative: l’esodo volontario con il conseguente assegno di disoccupazione o il contratto di solidarietà che prevede una diminuzione dell’orario lavorativo e la conseguente diminuzione salariale.
Chi ha accettato l’esodo si trova oggi a non aver ancora percepito né l’incentivo previsto, né il TFR maturato e neppure l’assegno di disoccupazione per un problema di forma nel licenziamento.
Il rischio reale è la chiusura di una struttura che solo a Lamezia conta circa 1600 dipendenti.
Si ripete dunque il triste copione già visto con altre, seppur più piccole aziende cittadine, come Foderaro, Sidis e Treofan.
Questa preoccupante situazione è occasione ghiotta di sciacallaggio per politici e rappresentanti istituzionali che, per l’ennesima volta, fingono un interessamento sterile incapace di produrre, per mancanza di volontà, risultati concreti.
In tempi di crisi economica globale occorre dunque ricollocare questa lotta in un contesto più ampio, affiancandola a tutte le altre mobilitazioni in corso per i diritti dei lavoratori e respingendo al mittente qualsiasi tentativo di cedere al ricatto padronale.
Siamo dunque al fianco dei dipendenti della Infocontact, per una lotta che, partendo dal basso, abbia come protagonisti in primo luogo le lavoratrici ed i lavoratori ed invitiamo, allo stesso tempo, tutta la cittadinanza a schierarsi al loro fianco.

BASTA DELEGHE!
BASTA FALSE PROMESSE!
PER L’AUTORGANIZZAZIONE DEI LAVORATORI!

www.altralamezia.org
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Rete Camere Popolari del Lavoro