[Ascoli Piceno] 'Irriducibili' da 300 giorni: un racconto dal presidio alla Haemonetics

Riportiamo di seguito il racconto delle lavoratrici della Haemonetics Produzione Italia s.r.l.. Lo stabilimento di Ascoli Piceno della multinazionale statunitense è stato chiuso dall’oggi al domani. La motivazione? La ricerca di maggiori profitti in altre zone del pianeta, nello specifico in Malaysia. Lì infatti il costo della manodopera è decisamente inferiore rispetto a quello che la Haemonetics sostiene in Italia.

Una storia, quindi, che è di tante e tanti, un numero assai superiore a quello delle lavoratrici e dei lavoratori di Ascoli Piceno. Perché i “nostri” che vengono sbattuti per strada, qualche volta con un minimo di riguardo, altre volte senza, sono migliaia.

Ed anche la storia di resistenza, di queste lavoratrici che sono state rinominate “irriducibili”, non è unica nel suo genere. Sempre più spesso sentiamo parlare di operai che presidiano le fabbriche per evitare che gli imprenditori portino via anche i macchinari, unica garanzia di una possibile continuità produttiva nonché di vedersi restituita almeno parte del maltolto. Si tratta però di lotte che procedono isolate l’una dall’altra, che spesso non si conoscono o addirittura si ignorano. Se vogliamo dar loro un contributo, il primo passaggio – necessario, ma non sufficiente, è quello di dare voce a queste lavoratrici, far conoscere la loro storia di sfruttamento e resistenza e permetter loro di entrare in contatto con altre ed altri che si trovano in una condizione sostanzialmente uguale. E non siamo pochi; siamo migliaia, centinaia e centinaia di migliaia. Addirittura milioni.



Il 19 giugno dello scorso anno la nostra azienda Haemonetics Produzione Italia srl, multinazionale americana produttrice di sacche per il sangue e leader nel settore, ci comunica la chiusura dello stabilimento per dislocamento in Malesia, lasciando improvvisamente a casa 187 famiglie. Da quel giorno per noi inizia una lunga lotta, in cui manifestazioni, incontri al MISE e in Confindustria fanno sperare ad una ripresa produttiva.

Scaduti i giorni di trattative, però, si raggiunge un accordo in cui la ditta propone un incentivo irrisorio per la perdita del lavoro e, in cambio, pretende anche una nostra rinuncia ai contenziosi "presenti, passati e futuri", togliendo così ai dipendenti una qualsiasi possibilità di rivendicazione giuridica e quindi di lotta.

In pratica trattasi di un accordo individuale, che ogni dipendente avrebbe dovuto sottoscrivere, stipulato anche con l'appoggio dei sindacati confederali e delle istituzioni del luogo.

Ecco quindi che si arriva ad oggi. A noi 67 lavoratori, quasi tutte donne giovani, che hanno detto "no" a quel meschino accordo e hanno preferito percorrere una strada, di certo piú impervia, ma anche piú dignitosa, organizzando un presidio permanente davanti alla ditta che, come per miracolo, nonostante la forte stanchezza, dura da più di sette mesi ed è finalizzato alla permanenza dei macchinari nel nostro sito, poiché cuore del nostro stabilimento ascolano, nonchè unica garanzia di lavoro nel caso di imprenditori interessati all'acquisizione dello stesso.

Non possiamo permettere che la nostra linea di produzione, unica in tutta Europa, sia portata via, perché uno stabilimento vuoto non potrebbe suscitare alcun interesse da parte di un qualsiasi acquirente intenzionato a rilevare l'azienda.

Oltretutto, tali macchinari garantiscono anche i nostri crediti, in quanto la Haemonetics Produzione Italia è registrata come srl con capitale sociale di 25000€, ed essendo quest'ultima stata messa in liquidazione, tutti i crediti vantati ad oggi non sono piú garantiti.

Per tali motivi il presidio è la nostra forza e per questo siamo lí a presidiare a turni, giorno e notte, da quasi 300 giorni e senza mai mollare!
Proprio per questa nostra caparbietà e determinazione in città ci hanno attribuito il soprannome di "IRRIDUCIBILI".
Noi continueremo a lottare per la riapertura di questo sito che produceva in Italia un prodotto etico, la sacca per le trasfusioni di sangue.
In tal senso crediamo che la nostra vertenza sia anche una lotta degli italiani per l'importanza etica propria della nostra produzione.
In tal senso abbiamo bisogno della solidarietà di tutti al fine di poter dare massima forza e visibilità alla nostra battaglia!

Grazie per aver ascoltato la nostra storia.

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