Lo sciopero nazionale dei trasporti colpisce anche Roma

Uno sciopero molto riuscito quello del 30 Maggio nel settore dei trasporti, a detta del sindacato USB che lo ha organizzato. Nel settore del trasporto pubblico in particolare, si registrano adesioni che vanno dal 40% al 90% da Napoli a Milano, da Torino a Venezia.

Anche a Roma, nell'azienda in house ATAC, l'adesione pare sia stata significativa: una media del 65% con punte dell'80% in alcuni depositi. D'altronde le parole d'ordine della mobilitazione nazionale contro “privatizzazioni, riduzione dei servizi, tagli, e licenziamenti, compressione di salari e sicurezza” valgono in particolar modo proprio nella Capitale, la cui azienda di trasporto si trova in una pesante crisi finanziaria in un quadro di generale dissesto delle finanze comunali.

Da poco è infatti uscito il bilancio 2013 dell'azienda (che non è ancora stato reso pubblico integralmente, a quanto ci risulta), in cui si registrano perdite addirittura maggiori di quelle del 2012, per un totale di 216 mln di euro. Perdite che parrebbero da imputare per lo più alla gestione finanziaria (aumento di tassi d'interesse su alcuni debiti, svalutazione di alcuni crediti) ed a quella straordinaria, nonché ad una significativa diminuzione dei trasferimenti da parte del comune e della regione in occasione della proroga del contratto di servizio avvenuta a Dicembre 2013 (Per una ricostruzione della situazione finanziaria di Atac, consigliamo clicca qui). Questo nonostante il grande rimpasto della dirigenza annunciato dalla giunta Marino, che comunque difende l'operato dei nuovi manager, tanto che due esponenti politici di SEL hanno addirittura definito il deficit “un punto di partenza per il risanamento ristrutturale dell'azienda e quindi per il miglioramento del servizio di trasporto pubblico” (sic), mentre l'opposizione di destra condanna la “pessima gestione”.

Intanto si annuncia un piano industriale lacrime e sangue in vista del rinnovo del contratto di servizio previsto per il 30 Giugno, che dovrà misurarsi con le riduzioni dei trasferimenti dal Comune, pari a quasi il 10% annuo per i prossimi tre anni. Tagli che gli utenti del servizio hanno già cominciato a pagare con la soppressione di ben 12 linee di autobus (per lo più di periferia ovviamente) all'inizio di questo mese.
Tagli che ovviamente rischiano di pesare gravemente sulle condizioni di lavoro nonché sui posti di lavoro stessi dei dipendenti dell'azienda. Contro questo spettro gli autisti in sciopero hanno avuto l'assicurazione del direttore del personale De Paoli, che li ha ricevuti durante lo sciopero e che ha promesso un tavolo di discussione entro il 15 Giugno, assicurando comunque che non ci sarà nessun licenziamento.
Tutto questo mentre fanno discutere le procedure di mobilità annunciate già ad Aprile dall'assessore ai trasporti Improta, che riguarderebbero più di 300 lavoratori e lavoratrici e 25 quadri aziendali e manager. Queste misure che vorrebbero far parte del piano di risanamento dell'azienda sono costrette a scontrarsi con la selva di protezioni politiche e sindacali che hanno finora condizionato la gestione del personale e che continuano ad esercitare un peso rilevante. Così da una parte la destra accusa il nuovo management di non star toccando i protetti dalla sinistra (con tanto di minaccia di ricorso in procura e pubblicazioni di liste di presunti "imboscati" sui suoi giornali), mentre la sinistra può rinfacciare i noti scandali di parentopoli dell'era Alemanno.
Prosegue così, in veste rinnovata, quel gioco delle parti che accusando i “privilegi” molto relativi dei lavoratori dell'azienda, nasconde i reali privilegi di chi li sfrutta, mentre intanto i lavoratori stessi faticano a ricomporsi su un fronte unito, forse sperando di ricavare qualcosa nella partecipazione a quello stesso gioco che ha contribuito alla situazione di dissesto che ora rischia di colpirli tutti.

Anche per questo la riuscita di scioperi come questo, che non a caso hanno incontrato l'ostracismo dei sindacati confederali e filo-aziendali, rappresentano un segnale importante nella direzione di una lotta unita contro le false soluzioni alla situazione di crisi delle finanze pubbliche, come quella delle privatizzazioni, che implicherebbero innanzitutto ulteriori sacrifici per i lavoratori.
Ancor più significativo appare allora il coinvolgimento massiccio dei lavoratori della Roma Tpl, azienda privata che ha in appalto il 20% del trasporto pubblico romano. Un'adesione di più dell'80%, altissima anche considerato che si è trattato del secondo sciopero in meno di 15 giorni (il precedente ha avuto punte anche del 90%). D'altronde i lavoratori, tra ritardo nel pagamento degli stipendi e mancanza di rispetto degli inquadramenti contrattuali, hanno molto di che lamentarsi, soprattutto quelli delle aziende consorziate che non hanno ancora ricevuto lo stipendio di Aprile!

Il rischio da scongiurare, anche attraverso lotte come questa, è quello che il recente taglio del 10% dei chilometri che l'azienda deve coprire ricada tutto sulle spalle dei lavoratori, di cui sono già stati annunciati centinaia di esuberi. Al tavolo con l'assessore Improta i lavoratori hanno però dimostrato che anche in queste nuove condizioni il personale rimane carente e quindi il ricorso agli straordinari rimane d'obbligo; le minacce di licenziamento non hanno quindi base concreta. La lotta rimane però aperta, con l'obiettivo di lungo periodo di ottenere la reinternalizzazione dei lavoratori della Tpl dentro Atac, così anche da terminare un'intollerabile discriminazione tra lavoratori nelle stesse condizioni e che svolgono la stessa mansione.

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