[Campi Bisenzio - FI] Che succede alla GKN?

Tre giorni di sciopero a rotazione, blocco degli straordinari, assemblee, picchetti e cortei interni; per gli operai della GKN Driveline di Campi Bisenzio (FI) il 2014 si preannuncia come un anno di lotta.

La vertenza si è aperta il 18 dicembre mattina con un’assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento e l’avvio del blocco della produzione, coinvolgendo tanto gli operai dell’azienda quanto i dipendenti di GSPA, società esterna cui sono appaltati i servizi di trasporto e facchinaggio.

La volontà dell’azienda di ridimensionare lo stabilimento fiorentino si era già manifestata in varie forme durantel'estate: a giugno era stato presentato un piano di ristrutturazione aziendale che prevedeva 28 esuberi tra i lavoratori indiretti, la delocalizzazione delle commesse provenienti da Mercedes, Hyunday e BMW ed il parallelo concentrarsi sulle richieste di FIAT provenienti dalla quantomeno fantomatica produzione del B-SUV prevista per lo stabilimento di Melfi. L’impegno con la proprietà degli Agnelli, secondo il piano industriale, sarebbe ammontato all’80% della produzione complessiva di GKN Campi Bisenzio: un matrimonio diabolico tra i destini dei dipendenti e le scelte di Sergio Marchionne, rivolte, come ben sanno gli operai FIAT, alla ricerca del miglior profitto all’estero.

Ad ottobre i confini di un eventuale disimpegno si erano fatti più definiti: dalla direzione aziendale era trapelata la volontà di mettere in vendita la palazzina nord, la portineria ed il parcheggio adiacenti. In quell’occasione, gli operai erano scesi immediatamente in strada in corteo, portando una lettera al Sindaco di Campi Bisenzio in cui si chiedevano delucidazioni tanto sulla strategia aziendale quanto su un eventuale cambio di destinazione d’uso dell’area industriale.

Per contrastare la strategia aziendale, già a fine luglio l’RSU dei lavoratori aveva stipulato un accordo (riportato di seguito nel comunicato a firma RSU-FIOM) con la direzione, per “spalmare” gli esuberi anche sui lavoratori diretti, vale a dire quelli impegnati in officina, in modo da “accompagnare” alla pensione solo lavoratori in età avanzata. Il vuoto creatosi in produzione sarebbe stato colmato con l’assunzione definitiva di alcuni interinali da tempo in vertenza con l’azienda. Un accordo che, se non prendeva totalmente di petto la questione della delocalizzazione, consentiva comunque il mantenimento dei livelli occupazionali, obbligando l’azienda ad un passo indietro.

Tre gli aspetti più interessanti dell’accordo:

1) la salvaguardia dei “precari” con una vertenza portata avanti tanto sul piano giuridico quanto con la lotta, con la stipula di un accordo che preveda la loro totale stabilizzazione;

2) una maggiore attenzione alla salute degli operai, che emergeva dalla previsione di un aumento delle pause e di un’attenzione maggiore all’ergonomia delle postazioni lavorative;

3) la salvaguardia dei livelli occupazionali che avrebbe dovuto riguardare non solo i dipendenti dell’azienda, ma anche quelli impiegati nella logistica, formalmente assunti da un’azienda esterna, la GS.Pa.

Come però sottolineano gli stessi lavoratori, gli accordi “si scrivono ai tavoli ma si difendono sui cancelli”. Arriviamo a dicembre: decisa a non rispettare gli impegni, la direzione tenta di dividere i lavoratori, spingendo per una serie di licenziamenti tra i dipendenti non direttamente posti sotto la tutela dell’RSU. Così il 18 dicembre l’azienda GS Pa., che appalta il servizio di logistica, annuncia 17 licenziamenti tra i suoi dipendenti.

Per i lavoratori, tanto quelli diretti quanto quelli in appalto, l’accordo è stralciato. Parte immediatamente un’azione di lotta incisiva che dura fino a Natale, con uno sciopero che impegna i lavoratori il minimo possibile: si lotta a scacchiera, un’ora nell’officina, un’ora nella logistica, grazie al coordinamento tra l'RSU  (interna all’officina) e le RSA esterne (logistica). Per coinvolgere il maggior numero di lavoratori in officina gli operai si muovono in corteo, assediando più volte gli uffici della direzione aziendale.

L’azienda inizia a scricchiolare: il 23 dicembre i lavoratori disertano i tradizionali auguri natalizi scambiati in sala mensa, esponendo uno striscione fuori dallo stabilimento. Lo stesso giorno si tiene un incontro tra azienda e delegati, nel quale l'azienda si dimostra disposta a fare un passo indietro, rispettare integralmente l'accordo ed operare affinché al posto di GS Pa. subentri un'altra azienda di logistica che possa garantire i livelli occupazionali.

A questo punto i lavoratori interrompono gli scioperi, decidendo di riprendere le assemblee a partire dal 7 gennaio 2014. Sembra che tutto vada per il meglio, ma la mattina del 7 la GS Pa. impedisce l'ingresso ai lavoratori interessati dagli esuberi. Le maestranze GKN, informate sui fatti, anticipano l'assemblea sindacale sull'andamento delle trattative, convocando uno sciopero. La situazione per il momento sembra essere favorevole al rientro con contratto di solidarietà dei 17 licenziati per consentire a tutti il mantenimento del posto di lavoro.

Sembra tuttavia che l'azienda abbia inviato un dirigente direttamente dalla Germania, le cui intenzioni restano per ora oscure agli stessi lavoratori.

Invitiamo tutti i lavoratori ed i solidali a seguire la vicenda!

Seguiranno aggiornamenti sul sito e sulla nostra

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Di seguito il comunicato dei lavoratori:

Ma che succede in GKN..???

La crisi mondiale che stiamo attraversando da più di 5 anni non accenna a rallentare, è ora mai chiaro , anche agli occhi più miopi e più distratti che questa non è altro che la crisi del sistema, di un sistema capitalistico che si alimenta a dismisura , sistema che è già imploso su se stesso ma che cerca di rimettersi inpiedi mietendo vittime nei ceti meno abbienti, lavoratori , pensionati,disoccupati,giovani e anche non giovani. La guerra finanziaria partita dagli Stati Uniti si è presto riverberata anche nel nostro continente e nel nostro paese.

Innumerevoli facce ha questa crisi, sicuramente ha la faccia dei migranti che depredati da regnanti al soldo delle multinazionali; delle importanti materie prime presenti nelle loro terre di origine, vengono a cercare fortuna sulle nostre coste morendo nei tragitti su mezzi fatiscenti; ha la faccia dei precari sempre più disoccupati che quando va bene rimbalzano da un lavoro a l’altro (sempre meno) sotto pagati e ricattati dalla speranza di un posto di lavoro fisso che a sua volta servono a ricattare chi un posto fisso cel’ha; ha la faccia dei piccoli imprenditori che sono strozzati dalle tasse in nome dell’Europa della finanza;ha la faccia dei pensionati ,nonni e genitori, il vero stato sociale del paese, che pur avendo lavorato una vita si ritrovano poveri e non arrivano più in fondo al mese con la pensione.

Tutto questo non accenna affatto a diminuire, anzi, sempre più tasse sempre più tagli, sempre in nome dell’Europa della finanza , delle banche, del sistema capitalistico che, cerca di risollevarsi, ma che in realtà non è mai caduto e in questi anni ha continuato ad ingrassare.

La GKN Firenze è dentro questa crisi, multinazionale del settore auto che nel sito fiorentino raggiunge, in questi anni, i minimi storici dei volumi produttivi e di organico.

GKN dopo anni di alti e bassi, gestiti con ore di straordinario cassa integrazione e con contratti precari più o meno regolari; a giugno di questo anno , la direzione Inglese , annuncia un piano di ristrutturazione su gli stabilimenti europei, dettato si dalla difficile situazione del settore automotive, ma soprattutto e inesorabilmente per il volere dei fantomatici azionisti che non vogliono vedere calare i loro profitti finanziari.

E qui il corto circuito diventa realtà…….. a Firenze GKN annuncia, a Giugno di questo anno, un esubero di 28 unita e la partenza di alcune importanti produzioni…… è così cheIl volere della finanza si abbatte sui lavoratori.

Già dai mesi di marzo in officina si intuiva l’arrivo di qualcosa di grosso; lo si percepiva, chi vive l’officina da anni anche nelle situazioni di apparente normalità riesce a percepire ogni singolo strano movimento o sensazione;infatti dopo discussioni accese con la direzione aziendale e nelle assemblee con i lavoratori arriva l’incontro ufficiale con la direzione Fiorentina e la comunicazione del piano di ristrutturazione aziendale.

La reazione è ovviamente forte, si susseguono assemblee accalorate, i lavoratori si preparano alla lotta, la pressione in officina aumenta….

La RSU chiede di vedere e discutere il piano di ristrutturazione,iniziano cosi una serie di incontri tra RSU e azienda dai quali emerge un dato preoccupante , cioè che la produzione uscente, legata a marchi stranieri (BMW, MERCEDES e HYUNDAY) quelle che hanno subito meno il crollo delle vendite nella crisi; verràdelocalizzata esostituita da produzione di semiassi per veicoli Fiat in particolare per la produzione del B-SUV che andrà in produzione nello stabilimento Fiat di Melfi.

Questa mutazione produttiva porta Fiat a circa l’80% delle commesse di GKN Firenze.

La preoccupazione è legata all’incertezza che Fiat sta generando nel nostro paese ormai da anni con chiusura di stabilimenti, attacchi ai diritti dei lavoratori nel nome dell’“efficienza e del profitto”, con la testa ora mai in America e le produzioni in paesi a basso costo di manodopera e disposti a elargire copiosi incentivi. Tutto questo tra il clamoroso silenzio, per non dire tacito assenso,(in alcuni casi non proprio tacito) delle Istituzioni Italiane e gran parte del sindacato.

Nel frattempo si tengono numerose assemblee con i lavoratori, dove si discute il da farsi, è subito chiaro che la RSU e i lavoratori devono assumersi delle responsabilità sulla strategia da intraprendere e rendersi protagonisti di quello che sta accadendo.

Le scelte erano2 o fare una battaglia senza quartiere per il blocco della partenza dei macchinari o cercare di cambiare il piano industriale della multinazionale inglese.

Nelle varie assemblee si discute la volontà di provare a mettere mano al piano industriale che si regge sulla consapevolezza di poter intervenire sulle scelte della multinazionale data dalla forza e il peso che la RSU e i lavoratori possono mettere in campo.

Questa decisione viene intrapresa sull’analisi che una battaglia a tutto campo sulla permanenza dei macchinari e delle produzioni esistenti oggi in GKN equivarrebbe a spingere lavoratori e RSU a fare una scelta di mercato, scegliere cioè quali siano i clienti di GKN Firenze per il futuro e accollarsi eventuali decisioni commerciali sbagliate, strappate con la lotta, nei confronti della multinazionale, scelte che non possono essere messe in capo alla RSU e ai lavoratori ;chiaro comunque il fatto che il piano industriale presentato così com’era non era accettabile.

Si fanno strada delle proposte condivise e elaborate con i lavoratori che si fondano sulla permanenza di alcune delle lavorazioni che la multinazionale aveva deciso di delocalizzare e sull’ampliamento e il miglioramento di alcuni importanti reparti,tutte richieste improntate alla creazione\mantenimento di postazioni di lavoro aggiuntive al piano aziendale presentatoci.

Per quanto riguarda gli esuberi da subito la posizione della RSU è stata basata sullasalvaguardia di tutti i lavoratori, improntando la discussione sulla responsabilità sociale che GKN deve assumere in relazione a tutte le persone operanti in maniera stabile ora mai da anni nello stabilimento di Firenze siano essi diretti dipendenti GKN sia quelli di ditte in appalto che cooperative, e che l’unica riduzione di personale possibile venisse individuata su quei lavoratori vicini all’età pensionabile accompagnabili con gli ammortizzatori sociali incentivati economicamente dall’azienda

. Dopo innumerevoli incontri resi anche difficili perche caduti nel periodo estivo,negli ultimi giorni di luglio si arriva alla stretta finale e alla sigla di un accordo quadro che poi dovrà passare al vaglio dell’assemblee e del referendum che verranno fatti slittare a settembre per dare modo a tutti i lavoratori di essere presenti e informati in fabbrica.

La procedura di mobilita inizialmente aperta per 28 lavoratori collocati negli uffici e negli enti non diretti alla produzione, nel corso degli incontri è stata allargata anche a gli operai anziani di produzione per dare possibilità di accedere volontariamente allo scivolo pensionistico.

Cosa contiene l’accordo:

• Il mantenimento degli organici in officina e il rimpiazzo dei lavoratori andati in pensione mediante assunzioni a partire da alcuni contenziosi in corso legati a vertenze di lavoratori con contratto somministrato;

• Mantenimento di un reparto di produzione per componenti del giunto omocinetico circa 15 posti di lavoro;

• Accompagnamento alla pensione dei 28 lavoratori tra diretti e indiretti con integrazione alla mobilita del 92% netto della busta paga;

• Ampliamento di alcuni reparti strategici con implementazione di organico di circa 5 lavoratori;

• Arrivo di nuove produzioni legate a Fiat e a clienti esteri come General Motors, Audi,Maserati,Jaguard-Land Rover, After market ricambi;

• Implementazione del progetto ergonomia sulle celle di montaggio manuali con aumento delle pause psicofisiche, modifiche strutturali postazioni di lavoro e corsi di formazione su ergonomia salute e sicurezza.

Un accordo che se pur avendo degli aspetti positivi non fa stare tranquilli per molti aspetti; premesso che gli accordi si scrivono ai tavoli ma si difendono sui cancelli, legge non scritta ma sempre di estrema attualità nel mondo operaio e sindacale, la grossa preoccupazione è si dovuta dall’incertezza del mercato automobilistico che stenta a rigenerarsi producendo da decenni il solito prodotto, ora mai vetusto e inquinante come la macchina a motore a scoppio, ma anche dall’arroganza della crisi che sfrutta il ricatto della precarietà della paura della delocalizzazione e quindi della perdita del posto di lavoro.

I la voratori e la RSU ora sono chiamati a vigilare perché l’accordo sia applicato in ogni sua parte e ora inizia la vera battaglia con all’ordine del giorno : non un passo indietro..!!

Matteo Moretti - RSU FIOM GKN

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