[Padova] Prosegue il presidio dei 41 facchini licenziati alla Artoni

Aggiornamento del 7 gennaio: La lotta dei facchini Artoni continua, con il presidio permanente in via Inghilterra a Padova, dopo l'incontro in prefettura di ieri in cui Artoni ha ribadito le proprie decisioni. Artoni ha dichiarato di non voler più utilizzare la cooperativa (mandando così a casa 41 lavoratori), ma presenta l'ipotesi dell' agenzia interinale con cui selezionare nuovi lavoratori. Pressati dalle lotte dei lavoratori nelle cooperative, i committenti cercano nuove strategie per fermare le lotte e tornare a comprimere i salari; come ci ha raccontato un lavoratore dei magazzini Bartolini, anche lì si paventa un passaggio ad agenzia interinale.

 

Non c’è nulla da festeggiare. L’abbiamo sentita spesso questa frase, soprattutto negli ultimi anni. Risulta particolarmente vera per i 41 lavoratori della Emmegierre del consorzio Sicurint Group, messi alla porta dalla vigilia di Natale perché Artoni ha deciso di non rinnovare l’appalto con la cooperativa né l’ha sostituita con un’altra.

Sembrerebbe, dunque, una situazione come altre. Un calo delle commesse e dei profitti viene affrontato dalle aziende con un taglio dei rami più facili da ‘potare’ ed il sistema degli appalti si presta perfettamente a questo fine (spesso è ideato proprio per tenersi le mani libere). Così i lavoratori vengono licenziati, senza che formalmente si possa parlare di licenziamento. Nel caso della Artoni, però, non può non essere preso in considerazione il contesto generale in cui avvengono i fatti di cui stiamo parlando.

Negli ultimi quattro mesi, infatti, l’azienda ha pagato direttamente le buste paga dei lavoratori della Emmegierre perché la cooperativa aveva difficoltà nell’assicurare pagamenti regolari dello stipendio nonché dei contributi. Inoltre, era in corso una trattativa che prevedeva un adeguamento delle tariffe proprio alla luce della necessità di un rinnovo del contratto d’appalto. Durante le festività natalizie Artoni ha poi deciso di non rinnovare l’appalto, licenziando di fatto 41 lavoratori.

L’ADL Cobas, il sindacato di base che segue la vertenza, esplicita il sospetto che la decisione sia dovuta alla volontà dell’Artoni di non dover sottostare all’applicazione regolare del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Trasporto Merci, col riconoscimento accessorio dell’integrazione per malattia ed infortunio. Il rispetto del CCNL era stato infatti ottenuto grazie alla mobilitazione dei lavoratori che avevano fatto anche in modo che l’Ispettorato del Lavoro intervenisse per verificare la situazione. L’applicazione del CCNL comporta per Artoni maggiori costi ed è chiaro che l’azienda cerchi di sottrarsi con ogni mezzo possibile, compreso il mancato rinnovo dell’appalto, a questo scenario.

Nel frattempo la mobilitazione dei lavoratori non ha tardato a mettersi in moto. Dal 30 dicembre hanno organizzato un presidio permanente fuori i cancelli della ditta, bloccando in alcuni casi anche l’ingresso di motrici, e ricevendo la solidarietà di altri colleghi del gruppo nonché di diversi lavoratori del settore della logistica. Il presidio sarà mantenuto almeno fino al 7 gennaio, giornata in cui è previsto un incontro in prefettura sulla vertenza. Intanto per la giornata di domani, domenica 5 gennaio, i lavoratori e l’ADL Cobas stanno organizzando un pomeriggio di “festa e lotta” per ribadire che non si fermeranno fin quando non otterranno la riassunzione di tutti i lavoratori gettati per strada alle “stesse condizioni contrattuali e retributive esistenti”.

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Fonti:
ADL Cobas


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