“Noi non piangiamo, noi lottiamo e vi faremo male”. Da Padova a Bologna non si ferma la lotta dei facchini

Venerdì 22 circa 200 tra lavoratori migranti e italiani della logistica e solidali hanno bloccato i cancelli dell’Interporto di Padova aver rallentato la circolazione stradale con un serpentone di automobili e bandiere che ha attraversato una parte della zona industriale. Il blocco dell’Interporto continuato per tutto il pomeriggio ha visto una partecipazione attiva e ironica, con striscioni, bandiere e qualche scritta lasciata davanti alla sede del magazzino. A dare loro manforte è giunto un pullman di lavoratori, in gran parte migranti, da Bologna dove domani si replica con il corteo nazionale dei lavoratori della logistica. Non è una semplice solidarietà di militanti rodati quindi, ma la strategica convergenza dei lavoratori aderenti o simpatizzanti di alcune sigle dei sindacati di base: Adl-Cobas, Si.Cobas e Cobas Lavoro Privato.

E’ una lotta che dura ormai da tempo dentro e fuori i magazzini della logistica del centro-nord Italia, gestiti dal sistema delle cooperative. Per ottenere delle paghe decenti, contro carichi di lavoro insopportabili e, negli ultimi mesi, anche contro i licenziamenti anti-sindacali. Come gridava dal microfono un lavoratore migrante ieri pomeriggio: “vogliamo la democrazia nei posti di lavoro per poter scegliere chi sono i nostri rappresentanti sindacali”. Intanto contro questi licenziamenti le Prefetture rimangono impassibili mentre sono così rapide a multare gli operai che decidono di scioperare senza preavviso, come accaduto a Genova.

Nei mesi scorsi nei magazzini che riforniscono la catena di supermercati Despar a Padova due lavoratori sono stati licenziati per ritorsione contro la loro attività sindacale con Adl-Cobas, e altri lavoratori hanno già ricevuto lettere di contestazioni disciplinari. La lotta continua a muovere i suoi passi anche se le difficoltà che incontra sono grandi, ma come ha detto un lavoratore “Noi non piangiamo, noi lottiamo e vi faremo male. Oggi a Padova, domani a Bologna.”

Erano forse proprio i lavoratori giunti dal capoluogo emiliano i più incazzati ieri pomeriggio. Lì a fare la parte del padrone delle ferriere c’è la Granarolo che da luglio non rispetta l'accordo firmato per il reintegro dei lavoratori licenziati. Dopo aver scioperato questa primavera contro il taglieggiamento delle loro buste paga (-35% per un contributo crisi mentre dovevano fare straordinari) sono stati licenziati con l'approvazione della commissione di garanzia degli scioperi che ha dichiarato i prodotti Granarolo prodotti di prima necessità. Commissione che, dovrebbero specificarlo, è di garanzia contro gli scioperanti, basta dare un’occhiata a chi sono i suoi componenti. Ma i lavoratori migranti non si lasciano intimidire, ben consapevoli della loro centralità nell’attuale sistema produttivo.

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- Logistica: scioperi e cariche nel bolognese. Intervista a un lavoratore migrante

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