[Argentina] Quando il fast-food é autogestito

“Nac&Pop” è la contrazione di “nazionale e popolare”, slogan retorico e diffuso, nell'Argentina di Cristina Kirchner. “Nac&Pop” è il nome, tra le altre cose, di una catena di fast food di Buenos Aires, fondata da Alex Gordon, imprenditore uruguayano dichiaratosi ai giornali “socialista e sionista”, ora scomparso nel nulla.

Tale sparizione ha portato all'occupazione ed all'autogestione operaia di due punti vendita nel centro di Buenos Aires.

La mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici è l'epilogo di alcuni mesi di stipendi non pagati, scorrettezze e soprusi da parte dell'azienda. Già da dicembre, infatti, i proprietari avevano cambiato la ragione sociale dell'azienda, modificandone il nome in “Samin Società Anonima”. Da quel momento iniziarono le rotazioni delle e dei lavoratori sui turni e nei diversi locali, i licenziamenti, i pagamenti in nero con ricevute improvvisate, la svuotamento dei punti vendita, il mancato pagamento dei contributi pensionistici e previdenziali, i contratti di affitto e dei fornitori non pagati. L'avvocatessa dei lavoratori e delle lavoratrici riferisce di essere stata contattata da un creditore, al quale erano stati offerti dei punti vendita in cambio di debiti non saldati.

Per la catena “Nac&Food” lavorano circa 170 persone, distribuite in tredici punti vendita, per quanto siano rimasti in pochi ad aver mantenuto l'insegna. La situazione è, in effetti, poco chiara: molte sedi hanno un nuovo nome, “Ritmo”, il proprietario è sparito nel nulla, negli uffici dell'azienda nessuno risponde alle telefonate. Inoltre i e le lavoratrici hanno subìto minacce da parte della polizia e di altri “gruppi di persone”; è frequente, in Argentina, la pratica di intimidazioni ed aggressioni da parte di “squadre” che, in modo assolutamente illegale, costituiscono il braccio armato e violento della polizia e dei grandi interessi economici. Tre succursali sono al momento nelle mani della Polizia Federale, in base a quanto riferito dall'avvocatessa Ornella Nociti.

Nonostante le minacce e le difficoltà organizzative dovute alla dispersione nei diversi punti vendita, i lavoratori e le lavoratrici non solo stanno autogestendo da lunedì il proprio posto di lavoro ma sono riusciti ad estendere tale pratica. Infatti, all'assemblea permanente autoconvocata della sede del congresso si sono uniti martedì i lavoratori e le lavoratrici della sede di via Pellegrini.

Risulta assente, invece, il sindacato di categoria, perché, dicono i lavoratori e le lavoratrici, “risponde a Gordon e non a noi”, il che, sostengono, rende impossibile anche intraprendere una trattativa con il Ministero del Lavoro che accetta come intermediari solo i sindacati. Un'opzione che si sta valutando è quella di istituire una cooperativa, necessitando a tal fine l'appoggio dell'INAES (Istituto Nazionale dell'Associazionismo e dell'Economia Sociale).

Da lunedì i 10 lavoratori e lavoratrici dormono e difendono i punti vendita occupati, montano i turni di guardia (anche perché i punti vendita, essendo pensati per restare aperti 24 ore su 24 non hanno neppure i cancelli), ed autogestiscono il ristorante, di cui hanno perfino abbassato i prezzi ed utilizzano i soldi guadagnati per comprare alimenti e tutto ciò che è necessario alla produzione ed alla difesa del proprio posto di lavoro e del proprio salario. Ma, dice Laura, non è più una ragione economica a motivarli. “Se fosse per questo, non staremmo organizzando tutto ciò che stiamo organizzando. Quando ciò che si vuole ottenere è soltanto il denaro ci si cerca un altro lavoro. Da quando siamo qui non abbiamo guadagnato un centesimo. Mangiamo, per fortuna, l'erba e lo zucchero (per il mate) lo compriamo tutti insieme. E' tutto collettivizzato. Penso che stia succedendo questo in questo negozio, e spero che accada in tutti. E' una questione di dignità. Abbiamo lavorato giornate intere, sedici ore al giorno, non posso andarmene abbassando la testa e dicendo “Grazie signore, per avermi maltrattato”".

Non si respira affatto aria di rassegnazione, davanti al locale di via Rivadiva, dove lo scorso venerdì è stata realizzata una cena solidale.
Non si respira affatto aria di rassegnazione nelle parole di Laura, che in un'intervista dichiara “L'unione fa la forza e si raggiunge con l'organizzazione”.

Fonti: lavaca.org, notas.org, patriagrande.org, radiosur.org 1, - 2, laolla.tv

Rete Camere Popolari del Lavoro