[Francia] Lo sciopero dei piloti costringe Air France-KLM a sospendere il piano di delocalizzazioni

Iniziato il 15 settembre, è stato lo sciopero più lungo della storia del settore in Francia, pareggiando i 10 giorni di astensione dal lavoro nel 1998. È stato uno sciopero largamente partecipato, con circa il 65% di adesioni tra i piloti.

E ha colpito duramente la controparte, Air France-KLM, azienda franco-olandese, una delle principali compagnie aeree europee, che si è vista costretta a cancellare circa il 60% dei voli (con vette del 75-80% a Nizza e Tolosa) e a registrare perdite per circa 200 milioni di euro.
A spingere i piloti ad uno sciopero così lungo è stato il progetto di ‘rilancio’ aziendale presentato lo scorso 11 settembre da parte del presidente del gruppo, Alexandre de Juniac: in sintesi, partendo dalla constatazione dell’espansione del mercato per i vettori low-cost e delle difficoltà delle grandi compagnie europee ad affrontare la competizione di aziende come Ryanair ed Easyjet, si proponeva il potenziamento di Transavia, con la sua trasformazione in Transavia Europe e l’installazione di basi operative in alcuni paesi europei. Il piano, denominato Perform 2020, arriva dopo anni di ‘ristrutturazione’ aziendale che – come tutte le ristrutturazioni che propongono anche qui in Italia – ha significato il taglio di circa 8000 dipendenti (dei quali, 550 piloti).

I piloti assunti da Transavia già oggi guadagnano meno dei loro colleghi della Air France-KLM, (circa il 25% in meno, anche a causa di meno miglia percorse), ma l’applicazione delle normative contrattuali dei paesi in cui si dovrebbero installare le nuove base aumenterebbe ulteriormente il gap. Difatti, i piloti delle nuove basi operative sarebbero assunti con contratti locali ed il trattamento che paesi come Italia (dove nei piani Air France-KLM avrebbe dovuto aprire una base) o Portogallo (indicato come destinatario principale delle nuove basi) accordano ai piloti è peggiore di quello previsto dall’ordinamento francese. Insomma, i piloti francesi hanno visto minacciata la loro condizione lavorativa e le loro retribuzioni, da quello che hanno considerato ‘dumping sociale’.

Per rispondere a quest’attacco i lavoratori avevano chiesto l’applicazione di un contratto unico per tutti i piloti del gruppo. Proposta rifiutata da de Juniac, che si è mostrato a lungo irremovibile, salvo poi proporre il congelamento del lancio di Transavia Europe per tre mesi. Il che segna un importante stop, ma non la definitiva vittoria dei piloti in sciopero, checché ne dica il governo francese che parla, smentito dalla Air France-KLM, di ritiro del piano anziché di sospensione.

Una prima battaglia vinta dunque dai lavoratori, sebbene la guerra sia di là dal dirsi terminata. Ciò che però è in gioco, va oltre il perimetro aziendale del vettore aereo franco-olandese: come scrive Il Sole 24 Ore, “è molto probabile che alla fine de Juniac perda la sua battaglia. Con un segnale gravissimo all'intero Paese: scioperate e vi sarà dato. Altro che riforme!”. Ecco ciò che agli imprenditori, anche ai nostrani, non va proprio giù: la dimostrazione che lo sciopero, che tanto si stanno impegnando per limitare e svuotare di significato, possa avere una sua efficacia, possa portare i lavoratori a vincere. Di qui la stigmatizzazione e la criminalizzazione dei piloti di cui si può avere conto leggendo i giornali. Jean-Francois Pillard, vice-presidente del MEDEF, la federazione degli industriali francesi (corrispondente alla nostrana Confindustria), ha ad esempio dichiarato che “questo conflitto è la perfetta illustrazione del lato cattivo della Francia – un gruppo di interesse che manda una grande compagnia di nuovo in rosso”. Alain Minc, consigliere economico del governo, si è aggiunto, sostenendo che “se il business non si adatta [alla competizione internazionale, NdT] certamente non potrà sopravvivere. Questo sciopero è un canto del cigno alla Francia di ieri”.

I piloti, accusati anche per essere dei privilegiati, dati gli alti salari che percepiscono (in alcuni casi anche 200.000€ all’anno), rimandano al mittente le accuse. Come affermato da Bruno Benoist-Lucy, capitano di Boeing 777, con 28 anni di servizio alle spalle, lo sciopero non si concentra tanto su questioni economiche: “è chiaro che sappiamo di essere fortunati. Ma stiamo scioperando per un principio, per fermare, cioè, la delocalizzazione di posti di lavoro dalla Francia all’estero”.

Fonti: BBC, Il Sole 24 Ore – 1,– 2Il Fatto Quotidiano, La Repubblica

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