15 maggio protesta globale contro McDonald&Co.: Fast Food Workers di tutto il mondo unitevi!

Il 15 maggio in moltissime città degli Stati Uniti e in 33 Paesi del mondo ci saranno azioni di protesta e scioperi nell’ambito della campagna "Fight for Fifteen - FFF" (letteralmente "lottiamo per i quindici") organizzata principalmente dal Service Employees International Union – SEIU (Sindacato Internazionale degli Impiegati dei Servizi) per dichiarare guerra ai colossi del fast food, McDonald's in primis, ma anche KFC, Burger King, Wendy’s.

Nasce dagli USA l’idea di una serie di iniziative di protesta su scala globale (il 15 maggio chiuderanno i locali di Karachi, Casablanca, Londra, Bangkok, São Paulo, Dublino, Buenos Aires, Ginevra e San Salvador, più altri in India, Indonesia, Nigeria, Sudafrica, Belgio e Giappone) che pongano l’attenzione sulle condizioni di lavoro nelle grandi catene della ristorazione espressa: non si chiedono solo salari più equi (15 $ l’ora, attualmente la retribuzione media dei lavoratori di fast food negli USA è poco più di 9 dollari l'ora, circa $ 18.500 all'anno, ovvero di circa 4.500 dollari inferiore al livello di soglia di reddito di povertà del Census Bureau di $ 23.000 per una famiglia di quattro persone), ma soprattutto più democrazia e giustizia sul posto di lavoro, la possibilità, senza intimidazioni né ritorsioni (pratiche non nuove anche nel nostro Paese), di aderire ad un sindacato e di battersi per i propri diritti.

Nonostante la grande difficoltà ad organizzare i lavoratori di questo settore, a causa dell’altissimo tasso di turnover e alle pressioni anti-sindacali delle aziende, questo movimento di protesta, nato nel 2012 a New York, si è diffuso in più di 100 città, tra cui Boston, Chicago, Denver, Houston, Los Angeles e Memphis. I primi effetti del propagarsi della protesta non hanno tardato a farsi sentire: già in molti Stati americani sono state intentate class-action contro il furto dei salari diffuso e sistematico operato da McDonald's che nella sua relazione annuale ha denunciato l’impatto su utili e vendite delle proteste organizzate dei suoi lavoratori.

Il 30 aprile scorso, in preparazione della data di protesta globale chiamata per il 15 maggio, ci sono state alcune iniziative, ad esempio a New York dove i lavoratori di un grande punto vendita McDonald's, hanno manifestato e hanno consegnato una lettera che invitava l’azienda ad aumentare i salari e rispettare i diritti dei lavoratori in tutto il mondo.

Non ci facciamo grandi illusioni sulla natura e gli obbiettivi possibili di questa campagna: probabilmente avrà più impatto mediatico che reale, certamente non riuscirà a mettere in ginocchio i colossi della ristorazione americani e da più parti arrivano, nei confronti del SEIU – che è stato uno dei maggiori sponsor della rielezione di Obama del 2012, che si è non a caso impegnato duramente ad aumentare il salario minimo dei dipendenti federali dai 7.25$ ai 10$ – accuse di riformismo, di simulare ed addomesticare il conflitto, spesso a danno dei lavoratori stessi, coinvolti in prima linea e poi lasciati soli a pagare le conseguenze (le azioni sono “sceneggiate” e dirette dallo staff – a sua volta giovane, sottopagato, oberato di lavoro e costretto a raggiungere delle quote di "mobilitazione" – e le direttive ultime vengono direttamente dai capi a Washington e non spontaneamente e dal basso dai lavoratori). Il sindacato sembra essere impegnato, nel peggiore dei casi, a ottenere accordi con le compagnie, che in cambio di sgravi fiscali concedono aumenti salariali per i lavoratori, nel migliore a fare pressione per ottenere referendum che possano consentire a città e contee di definire il proprio salario minimo. In entrambi i casi i politici e le grandi aziende più che come controparte sembrano essere considerati possibili interlocutori.

Però c’è di più. E di meglio.

Al di là della probabile vocazione riformista dei sindacati che lo dirigono, questa campagna può far tornare a sentire la voce dei lavoratori
, sempre più disabituati a lottare per i propri diritti e sempre meno sindacalizzati, può riavvicinarli allo strumento dello sciopero, metterli in connessione tra di loro, individuando un piano di lotta che travalichi i confini dei singoli Stati. La giornata del 15 maggio è importante per questa ragione. Mostra la similitudine delle condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti dei fast food in tutto il mondo, rimette in campo la parola d’ordine dell’innalzamento del salario minimo, costruisce un embrione di solidarietà internazionale.

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per ascoltare (dal min. 35) l'approfondimento sulle lotte dei lavoratori dei fast food e di Walmart negli States nell'ambito della trasmissione radiofonica Corrispondenze Operaie su RadioOndaRossa (in diretta tutti i lunedì dalle ore 12).
- qui articolo e la cronistoria delle vertenze McDonald's che abbiamo seguito e sostenuto

Intervista a una lavoratrice statunitense dei fast food (in inglese)

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