[Firenze - 17/03] Il filo rosso della Grande Distribuzione Organizzata

Perchè la GDO?
La Grande Distribuzione Organizzata non è solo una tipologia organizzativa nel più vasto settore del commercio al dettaglio. Per le dimensioni delle aziende o delle cooperative coinvolte, per l'impatto sul territorio che esse hanno, per l'incidenza sul sistema dei prezzi e sopratutto per il numero di lavoratori coinvolti, la GDO rappresenta il modello organizzativo più importante.
Come tutto quello che accade oggi in FIAT costituisce la cartina al tornasole di un più generale attacco padronale nel settore manifatturiero, così la GDO grava sul mondo del commercio al dettaglio, che da solo impiega il 14% degli occupati europei nell'economia reale di mercato... E pesa anche più in là, su altre fette di lavoratori, considerando la possibilità che hanno i grandi distributori come COOP o IKEA di scaricare sui propri fornitori le fluttuazioni dei prezzi e la compressione delle condizioni lavorative.

Orario pesante, salario leggero
Poiché il ruolo della Distribuzione è quello di “far circolare” le merci prodotte altrove, l'attacco rivolto contro i lavoratori, inasprito dalla crisi generale dei profitti, riguarda i tempi di lavoro. Nei centri di logistica, nelle grandi catene commerciali, l'interesse dei padroni è quello di disporre interamente del tempo di vita dei propri dipendenti, per assicurare una circolazione efficiente al minor prezzo possibile. Tradotto in termini reali ciò comporta un aumento considerevole dei ritmi, una organizzazione del lavoro arbitraria ed un utilizzo indiscriminato dei giorni lavorativi (comprese domeniche e festività). Il caso del polo logistico IKEA di Piacenza è paradigmatico per il ricorso sistematico allo straordinario o alla sottoutilizzazione dei dipendenti, basato tanto sulla variazione dei flussi distributivi quanto sulla artificiale divisione delle maestranze in “buoni” e “cattivi”. Un altro esempio a noi molto vicino è rappresentato dalle condizioni dei lavoratori del centro commerciale “I Gigli” di Campi Bisenzio. La liberalizzazione delle aperture festive e domenicali inaugurata proprio da Bersani nel 1998 e conclusa dal governo Monti ha dato la possibilità ai grandi centri commerciali, attraverso la denuncia dei contratti integrativi, di trasformare la domenica in un giorno lavorativo qualunque. Oltre all'evidente danno per la vita sociale di chi lavora all'interno di questi non-luoghi, tale mossa evita al colosso commerciale ulteriori assunzioni, tanto che Panorama, uno degli esercizi più grossi presenti nel centro con 181 dipendenti diretti, può permettersi di annunciare 12 licenziamenti.

Piccole lotte crescono
Non è raro imbattersi in articoli di quotidiano che annunciano un presidio o uno sciopero nel settore della GDO: presidi dei lavoratori di Afragola in Campania, o della Coop Tirreno a Livorno, scioperi delle lavoratrici Stefan in Toscana o dell'Esselunga a Milano. Alcuni conflitti sono tutti da costruire, un esempio è lo sciopero dei lavoratori dei Gigli annunciato per il 25 aprile, in risposta ai 12 licenziamenti previsti da Panorama a fine febbraio. In altri casi la lotta si fa più avanzata e riesce ad incidere profondamente sulle condizioni dei lavoratori. È questo il caso del movimento del settore della logistica, venuto alla ribalta nell'autunno-inverno 2012 con il caso IKEA. Le vertenze aziendali serpeggiano tra i muletti e gli scaffali dei centri di stoccaggio-merci ormai dal 2008, anno della storica vittoria alla Bennet di Origgio, tanto da portare questi lavoratori ad insidiare il fronte padronale sul nodo cruciale del contratto nazionale. Oltre a fornire un esempio di come i lavoratori stessi possano rompere la tregua sindacale per il rinnovo del CCNL, (il primo sciopero generale sarà il 22 marzo) la piattaforma presentata dalle maestranze punta a limitare l'utilizzo indiscriminato del subappalto e dell'orario di lavoro, tramite l'imposizione delle otto ore giornaliere, un diritto da tempo “aggirato” dai vari padroni e padroncini.

Chi paga la crisi
L'esperienza dei lavoratori della logistica sfugge ad una logica ormai accettata da un gran numero di lavoratori: l'immedesimazione con l'azienda. Le lotte di Origgio, Brembate, Basiano, Pioltello, Piacenza, Anzola, si pongono in un'ottica di netta contrapposizione all'utilizzo indiscriminato della forza-lavoro, tantopiù nel settore della GDO dove sono importanti i tempi, i tempi, i tempi!
Il tabù del profitto a tutti i costi si è spezzato
sui picchetti, sugli scioperi selvaggi e sui blocchi stradali. Sulla volontà collettiva di arrecare un danno reale all'azienda, cooperativa o multinazionale che sia. Per questo è importante valorizzare questo atteggiamento e questa coscienza al di fuori del numeroso, ma ancora piccolo gruppo di lavoratori in lotta che si mobilita e cresce ogni giorno che passa.

C'è la crisi? Bene, ci dicono, che la paghi chi l'ha creata, che la paghino i padroni...

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approfondimenti
- La lotta ai tempi dell’Ikea. Potere, organizzazione e solidarietà
- [Campi Bisenzio-FI] Domenica al lavoro? No grazie!
- Logistica e circolazione delle merci, come linee tendenziali di sviluppo strategico del capitalismo italiano


le lotte nella GDO
- [Anzola - Bo] La lotta paga! rientrano i licenziamenti alla COOP Adriatica
- [Napoli] Presidio dei lavoratori campani della Coop: no alla cessione a Catone!
- Bennet, Origgio 2008: sotto processo la solidarietà ai lavoratori delle cooperative
- Le bugie a marchio Coop sui precari di Livorno e provincia
- [Firenze] Stefan: l'utilizzo della crisi
- La lotta di Basiano. Una testimonianza dal presidio, le ragioni, i fatti, i materiali
- [Pioltello - Mi] Vertenza Esselunga: altri due reintegri

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