Siglato l’accordo per la cessione: il “caso” OMSA si è chiuso, ma possiamo parlare di lieto fine?

Sono passati tre mesi da quando Golden Lady - colosso delle calze e proprietario del marchio Omsa – ha comunicato, con un fax inviato alle sedi sindacali, che a partire da marzo 2012 sarebbero partite le lettere di licenziamento per le 239 lavoratrici dello stabilimento di Faenza. Dopo mesi di lotte delle lavoratrici e una campagna di boicottaggio () che l’azienda ha cercato invano di fermare a colpi di minacce e comunicati stampa pietosi (“non boicottateci! Altrimenti fatturiamo meno e quindi licenziamo ancora di più!), ora arriva la notizia che il “caso OMSA” è “finalmente” chiuso.


Ma possiamo veramente parlare di happy end, come riporta la stampa? Vediamo i fatti. Due giorni fa è stata firmata l’intesa nella sede della Regione Emilia Romagna: lo stabilimento di Faenza è stato acquistato da una società di Forlì che produce divani, la ATL, che si è impegnata ad assumere 120 delle 237 lavoratrici rimaste senza lavoro. Nei piani della nuova azienda il trasloco potrebbe avvenire in estate e la produzione di divani partire in autunno (fermo restante la, ancora incerta, copertura finanziaria pari a circa 20 milioni da parte di un gruppo di banche).

Certamente la lotta delle lavoratrici OMSA ha esercitato una pressione tale da far sì che il loro non fosse l’ennesimo caso di licenziamenti selvaggio caduto nel dimenticatoio (e camuffato da necessaria riduzione del personale dovuta alla Crisi, che, oggi più che mai appare come la parola magica in grado di fornire giustificazione all’ipersfruttamento e alla distruzione dei diritti dei lavoratori) e ha portato alla riassunzione di alcune di loro. Eppure è difficile parlare di vittoria. Non solo perché metà delle lavoratrici OMSA resterà comunque “a casa” e perché il trasferimento della ATL da Forlì a Faenza comporterà, per i “vecchi” lavoratori, l’onere di percorrere circa 40 km in più al giorno per raggiungere la fabbrica (elemento di non scarso rilievo sul piano economico e della qualità della vita).

È difficile parlare di vittoria anche perché il alcun modo Golden Lady ha dovuto rispondere delle proprie responsabilità: è volata via in Serbia dove potrà sfruttare ancor più intensamente le sue dipendenti e pagarle ancora meno.

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