Il CCNL metalmeccanici fa "scuola" (e PA). Purtroppo.

È in dirittura d'arrivo la chiusura della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale della Pubblica Amministrazione: il 20 Dicembre l'ultimo – forse – incontro coi sindacati per limare le ultime cose di un pacchetto – o meglio un “pacco” - ampiamente definito da tempo.

I sindacati confederali hanno particolarmente fretta, perché vogliono provare a giocarsi alle elezioni per il rinnovo delle RSU l'unico punto che possono spacciare come vagamente positivo: il fatto che gli 85 euro lordi medi di aumento smettono di essere medi e diventano uguali per tutti. Di positivo, in realtà, c'è ben poco.
L'aumento, che dovrebbe essere di circa 50 euro mensili netti, come abbiamo visto altrove copre meno della metà dell'incremento dell'inflazione dall'ultimo contratto chiuso; anche se fosse certo per tutti – ma non è detto, perché ancora va capito con quali soldi si eviterà che un consistente numero di lavoratori perda i famosi “80 euro” di Renzi – non sarebbe di certo un risultato positivo.
Visto nel contesto globale del contratto, però, rischia di essere la cosa migliore!
Il nuovo CCNL recepirà la legge 133/08, la famosa “Brunetta”, nella sua parte sulla “meritocrazia” nella PA, quindi prevederà bonus premiali differenziati a seconda del “merito”; la situazione sarà ancora peggiore, se si considera che la penalità, in caso ad esempio di un numero di assenze considerato “incongruo” per un dipendente, ricadrà sull'intero ufficio a cui fa capo. Si preannuncia, insomma, una vera e propria caccia all'uomo negli uffici, della quale pagheranno le spese i lavoratori più deboli e svantaggiati.
Rischia di essere ridotta la pausa pranzo a soli 10 minuti, cosa che farebbe venir meno il diritto a ricevere buoni pasto, il cui valore dovrebbe essere portato a 7 euro per tutte le amministrazioni (e per molte si tratta di un taglio).
I permessi per la l. 104 dovranno essere pianificati mensilmente, il che significa che i pochi “furbi” potranno continuare a programmarsi i week-end mentre i tanti onesti non potranno più farne uso in caso d'emergenza.
Infine, il nuovo CCNL aprirebbe le porte al welfare aziendale, da inserire nel contratto integrativo: a fronte dello smantellamento della sanità pubblica questa misura sarà sempre più drammaticamente necessaria, ma legherà il diritto alla salute ad un contratto di lavoro, sancendo la fine del sistema universalistico.
Aumenti ridicoli, welfare, inasprimento dell'organizzazione del lavoro: il CCNL dei Metalmeccanici, firmato circa due anni fa, ha fatto tristemente scuola. Come negli anni '60 i metalmeccanici facevano da volano verso l'alto per i contratti delle altre categorie, ora riescono a trascinarli tutti al ribasso: quando la resistenza dei lavoratori cede nel settore produttivo è difficile che possa riprendersi altrove – salvo eccezioni -  e comunque è difficilissimo che si manifesti nel pubblico impiego, la cui combattività non è particolarmente notevole.
I prossimi rinnovi delle RSU sono l'unica occasione che la PA ha per dimostrare alla triplice quanto sarà contenta del nuovo contratto firmato: una débacle alle urne per CGIL, CISL e UIL è davvero il minimo che si possa auspicare. Il minimo sindacale.