[Bergamo] Infortuni sul lavoro: cosa si intende per sicurezza?

Nei primi mesi del 2017 a oggi, si contano ormai 5 infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro a Bergamo e Provincia. Tenendo conto del fatto che nell’arco dello scorso anno nella bergamasca i morti sono stati 5, il record non può che leggersi negativo.

I dati, gli istituti di statistica e le sigle sindacali confederali sottolineano una diminuzione degli infortuni e delle malattie nel mondo del lavoro nell’area di Bergamo. In particolare, negli ultimi dieci anni, si nota una diminuzione netta dovuta alla crisi in corso. Ma se si analizzano gli ultimi tre anni notiamo un leggero miglioramento come riportato nella seguente tabella, creata utilizzando i dati Istat sull’occupazione e i dati Inail e ASL/ATS Lombardia per quanto riguarda gli infortuni.

 

ANNO OCCUPATI INFORTUNI PERCENTUALE
2016 470.100 13.956 2,97%
2015 457.400 14.165 3,10%
2014 447.500 14.665 3,28%

 

Come dichiarato da tutte le sigle sindacali questa piccola diminuzione non deve disincentivare la prevenzione e la tutela della salute dei lavoratori. Purtroppo, è impossibile constatare quanti infortuni non siano stati dichiarati, quando il lavoratore risulta in una condizione di alta ricattabilità: lavoro sommerso, infortunio delegato burocraticamente al datore di lavoro basato su presunti legami di fiducia, oppure situazioni economiche personali che non permettono al lavoratore di aprire una pratica di infortunio per paura di perdere il posto. Un dato impossibile da riscontrare, ma sicuramente non trascurabile.

Un altro dato interessante da evidenziare è in quali settori avvengano più infortuni. Infatti, dati Inail 2015 alla mano, si riscontra che il maggior numero di infortuni si verifica nell’ambito dell’attività manifatturiera (40,1%), poi nel commercio (11,7%), nelle costruzioni (10,7%), nell’agricoltura ( 9,64%) e a seguire nell’industria e nei servizi.

Se gli infortuni appaiono essere sempre meno, crescono invece le denunce delle malattie professionali: nel 2016 sono state 1.266, il 26,7% in più rispetto all’anno precedente, quando furono 1.035. In merito alla percentuale di quelle riconosciute, il dato disponibile più recente è del 2015 e si attesta al 58%.

Insomma, un quadro complesso che sicuramente non rende più facile la vita ai lavoratori, in particolare in un clima sociale, nazionale e locale dove la parola “sicurezza” torna in maniera quasi ossessiva nell’agenda politica. Per esempio il decreto legge Minniti sulla sicurezza è stata una priorità sia per il governo Gentiloni, sia per la giunta Gori. Partendo dal fatto che lo stesso Minniti ha dichiarato in sede parlamentare che la legge risponde all’insicurezza percepita, e non a quella reale, sorge spontanea una domanda: cosa si intende per sicurezza?

I dati affermano che i reati, a Bergamo e provincia, sono diminuiti; allora quali sono le reali priorità del governo e di palazzo Frizzoni? Se sul piano mediatico la sicurezza dalle classi dirigenti, nei talk show e sui giornali, corrisponde alla lotta alla “classica aggressione”, i dati ancora una volta smentiscono questa lettura. Prendendo in considerazione quei reati che vengono amplificati mediaticamente per alzare il livello di paura sociale (come furti e rapine), notiamo un drastico calo. In generale i furti sono scesi a 23.546 a livello provinciale, mentre la polizia ha arrestato, nel 2016, 353 persone e ne ha denunciate 2.286. Sommando quest’ultimi dati e calcolando in percentuale rispetto alla popolazione bergamasca, nel 2016 i reati si sono attestati a 26185, cioè al 2,36%.

In realtà le domande aumentano se per “sicurezza” intendiamo l’accessibilità a diritti: avere una casa, avere un sistema gratuito di istruzione, avere un sistema sanitario efficiente e che risponda in tempi celeri, aver la possibilità di vivere in un ambiente salubre e non inquinato, poter accedere ai servizi nonostante la propria condizione sociale; tutti i presupposti per una vita semplicemente dignitosa.

Spesso i dati parlano da soli. Spesso i dati vengono usati a proprio piacere. Spesso la risposta più veloce è anche quella più attraente. Spesso la classe dirigente che governa è più attenta di quanto possiamo pensare. Ma attenta a quali tematiche? Quest’ultime rispondono ai bisogni reali delle persone?

 

Articolo tratto da BgReport

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