Un altro morto sul lavoro, ecco perchè serve la campagna contro il lavoro nero

Leggiamo di un altro morto sul lavoro, ad Aversa: dagli accertamenti fatti DOPO, il lavoratore non risultava assunto. Si tratta di un’altra morte che poteva essere evitata in tanti modi. Uno dei modi, per esempio, per evitare tragedie come questa, potrebbe essere l’esistenza di una reale, pervasiva e risolutiva rete di controlli che per una volta invece di fare l’interesse del padrone facesse, non solo principalmente, ma ESCLUSIVAMENTE quello del lavoratore. L’ispettorato del lavoro, così com’è, non funziona in maniera adeguata. Questo sembra essere evidente. In questi mesi di campagna contro il lavoro nero abbiamo imparato molte cose.

Certo, i motivi per i quali l’ispettorato del lavoro non funziona sono molti: ci sarà pure qualche ispettore che non ha voglia di lavorare; o forse qualche altro ispettore si accorderà col padrone sottobanco… va bene, ma questi sono casi eclatanti. Quello su cui possiamo iniziare a lavorare è tutta quella zona grigia di ispettori che farebbero il loro dovere e lo farebbero bene se solo fossero messi in condizioni di farlo.

Lo Stato non è un elemento terzo; lo Stato fa sempre gli interessi di qualcuno, e generalmente fa gli interessi di chi detiene il potere economico e politico. Le direttive che arrivano agli ispettori scoraggiano di fatto le denunce. Fare un’ispezione non è sempre semplice, spesso gli organici non bastano, e allora una semplice ispezione deve durare ore, quando – in condizioni migliori – potrebbe durare la metà. Dal rapporto annuale 2016 dell’Ispettorato del Lavoro apprendiamo  - pg. 6 - che il numero delle ispezioni è in calo e che gli uffici sono sotto organico. Inoltre, si preferisce che l’ispezione sia finalizzata alla multa economica piuttosto che al reintegro di un lavoratore a nero, quindi piuttosto che concentrarsi sugli aspetti contrattuali (più complessi e di risoluzione più lunga) che possono portare al reintegro del lavoratore, si preferisce andare a guardare le irregolarità che prevedono un’immediata sanzione monetaria in modo da portare avanti procedimenti più semplici e sbrigativi. Pochi soldi, maledetti e subito, che però permettono di fare cassa. Nei casi più gravi, dunque, si preferisce incoraggiare l’arbitrato, ovvero una sorta di pacificazione tra le parti che di solito finisce con il pagamento di un indennizzo monetario da parte del padrone e una cordiale stretta di mano. In questo modo, l’ispettorato finisce col diventare una sorta di giudice parziale, che preferisce chiudere subito la faccenda e passare alla prossima pratica, di fatto andando incontro alle esigenze del padrone, che se la cava con un esborso ammortizzabile nel giro di poco.

Il risultato? Se c’è un ispettore che vuole andare incontro al lavoratore è dunque scoraggiato, e rinuncia a quella che invece sarebbe una funzione utile. Anche per questo stiamo portando avanti questa campagna, anche per questo la nostra presenza quasi quotidiana presso l’ispettorato di Napoli diventa importante. Portare avanti una forma di controllo sull’ispettorato del lavoro non vuol dire soltanto denunciare la situazione dei tanti lavoratori a nero che si rivolgono a noi e al nostro sportello, né vuol dire semplicemente controllare che quella singola denuncia abbia un riscontro. Vuol dire, soprattutto, controllare che l’ispettorato svolga le funzioni che più interessano al lavoratore e operi per la salvaguardia dei suoi diritti senza diventare uno strumento che permetta al padrone di risolvere un problema (di cui solo il padrone è responsabile) nel modo più sbrigativo e indolore possibile.

 

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