Comunicato stampa sull'arresto (e la scarcerazione) di Aldo Milani

Ripubblichiamo il comunicato stampa del Si Cobas che giustamente sottolinea come gli organi di informazione si siano resi complici della montatura ai danni di Aldo Milani presentando il faccendiere che intasca la busta come "un sindacalista", non preoccupandosi di rettificare e smentire. Ovviamente non ci stupisce il ruolo che stampa e tv rivestono in questo sistema, un ruolo del tutto subalterno alle classi domaninati, un ruolo che impone di ripubblicare veline di padroni e polizia senza nemmeno preoccuparsi di verificare le notizie. Per questo intendiamo denunciare quanto accaduto e diamo spazio a questo comunicato del sindacato che tenta di ristabilire un po' di verità.

Il SI Cobas nazionale esprime profondo sconcerto riguardo alle modalità con cui i principali organi di stampa e radiotelevisivi hanno affrontato e diffuso la vicenda dell'arresto del nostro coordinatore nazionale Aldo Milani. Fin dalle prime ore successive ai provvedimenti cautelari abbiamo assistito a una gogna mediatica a senso unico, frutto di congetture, false interpretazioni dei fatti ed erronee attribuzioni di responsabilità, nel quadro di un utilizzo smodato, improprio e a nostro avviso strumentale del video prodotto dalla Questura di Modena in cui viene immortalata la consegna della busta contenente soldi dalle mani dell'imprenditore Levoni a quelle del consulente-faccendiere Piccinini. Cosa ben più grave, la quasi totalità degli organi di comunicazione hanno presentato il signor Piccinini come "sindacalista del SI Cobas", non si capisce sulla base di quale fonte informativa. Tale informazione, che abbiamo dimostrato anche nelle sedi competenti essere palesemente falsa, costituisce una grave lesione all'immagine e all'onorabilità della nostra organizzazione sindacale: un  onorabilità che il SI Cobas, sigla poco conosciuta al grande pubblico, si è saputo conquistare con anni di dure lotte e vertenze in primo luogo nei magazzini della logistica, veri e propri laboratori di supersfruttamento della forza lavoro (in prevalenza immigrata e dunque fortemente ricattabile) ad opera di finte cooperative senza scrupoli. 
In casi analoghi, di fronte ad errori così palesi e clamorosi nella narrazione degli avvenimenti di cronaca, è prevista l'obbligatorietà della smentita e/o della rettifica con la stessa enfasi data alla prima (erronea) versione dei fatti.

Relativamente al merito della vicenda, ci preme altresì precisare che per quanto il tribunale di Modena abbia confermato le misure cautelari per entrambi gli indagati, la decisione di prescrivere per Milani un provvedimento più lieve (obbligo di dimora in luogo degli arresti domiciliari) costituisce già un indizio importante della totale estraneità del coordinatore nazionale SI Cobas alle accuse di estorsione nei confronti del gruppo Levoni.  

Riguardo a quest'ultimo, presentato dalla stampa unicamente nelle vesti di vittima, ci sorprende come sia possibile che i principali organi di informazione non tengano in alcun conto i motivi degli innumerevoli scioperi ed agitazioni sindacali portate avanti dai lavoratori delle ditte in appalto Alcar Uno e Global Carni, prima sfruttati in barba alla benchè minima tutela prevista dal CCNL vigente, con turni bestiali e salari da fame, poi licenziati illegittimamente e in base a condotte antisindacali e discriminatorie, infine defraudati finanche degli ammortizzatori sociali previsti in quanto i loro datori di lavoro, già da noi denunciati per frode fiscale, per anni non hanno versato i contributi INPS... Al riguardo disponiamo una mole sterminata di materiale e di atti che comprovano quanto affermiamo. 

Rivendichiamo dunque con forza il nostro diritto a chiedere la rettifica e la smentita delle "narrazioni tossiche" fatte circolare con insistenza sul conto del SI Cobas nelle scorse ore, nonchè di poter esercitare il diritto di replica nel merito dell'intera vicenda riguardante le lotte sindacali in corso nel comparto macellazione carni di Modena.

S. I. Cobas nazionale

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