Il ricatto di Fincantieri continua, la lotta dei lavoratori anche!

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, questo volantino dal “Centro di iniziativa comunista internazionalista” di Marghera. Ci sembra interessante per diversi motivi: innanzitutto perché racconta di una lotta che va avanti da due settimane, e su cui, nonostante scioperi compattissimi e picchetti di centinaia di operai, tutti i giornali stanno facendo scendere una coltre di omertoso silenzio. In secondo luogo, perché come Clash City Workers abbiamo seguito negli anni la situazione di FINCANTIERI, e sappiamo che il comparto della cantieristica è un pezzo importante del capitalismo italiano. Infine, il volantino, distribuito in migliaia di copie e letto con estremo interesse dai lavoratori, racconta molti dettagli della vertenza, delle manovre padronali, dimostrando dati alla mano che mentre i padroni fanno i profitti agli operai spetta solo lo sfruttamento.

Infatti la proposta dell’azienda è “semplice”: straordinari al sabato e alla domenica; introduzione del turno di notte e il 6x6; disconoscimento della RSU eletta dai lavoratori (gli operai hanno votato al 77% per la FIOM, e i primi eletti sono tutti operai combattivi); imposizione di un uso unilaterale totale degli orari; messa in cassa integrazione di un terzo dei dipendenti dei due maggiori cantieri, Marghera e Monfalcone, finora toccati meno di altri dalla scure dei precedenti piani di ristrutturazione. E questo nonostante la Fincantieri si sia rialzata dalla posizione critica del 2011 attraverso la acquisizione di una importante e innovativa impresa norvegese... Evidentemente è questo il modello per la futura “crescita”: riduzione drastica dei dipendenti diretti (è un taglio del 30%, se l'accordo sarà confermato e passerà), e ulteriore ampliamento degli appalti, che già oggi coprono il 70% del lavoro di costruzione delle navi…

Ieri è stato firmato un pre-accordo fra Fincantieri/FIOM-FIM-UILM, e il giorno 10 ci sarà l'incontro al Ministero del Lavoro per ufficializzarlo, perché anche il governo deve impegnarsi a pagare pro-quota la cassa integrazione. Cerchiamo quindi di sostenere rapidamente e in ogni modo possibile questa mobilitazione!


Il ricatto di Fincantieri va respinto!

Lavoratori, lavoratrici,
in pochi giorni Fincantieri vi ha sferrato due colpi, uno più violento dell’altro: ha disconosciuto la RSU appena eletta dai lavoratori e varato una nuova organizzazione del lavoro che prevede il turno di notte e il passaggio al 6x6, accompagnando le sue decisioni con il ricatto: o vi piegate, o la Viking Star non si farà a Marghera.
A Fincantieri non basta avere costruito negli appalti, che fanno ormai quasi il 70% delle navi, un vero e proprio sistema di lavoro schiavistico, e spesso mafioso (altrimenti perché firmare un "patto anti-mafia" poco più di un mese fa?). Ora vuole disporre a suo piacere dei propri dipendenti diretti, operai e impiegati. Vuole: 1) cancellare l’organizzazione operaia in fabbrica; 2) tagliare i salari di 100-150 euro al mese (è questo che accade con gli orari plurisettimanali e se il sabato diventa una giornata lavorativa normale); 3) imporre una “flessibilità” del lavoro illimitata. E tutto ciò senza dare alcuna garanzia sul mantenimento dell'attuale organico.
E’ il metodo-Marchionne a Marghera!
Bono & Co sono diventati più aggressivi di due anni fa. Allora pretendevano di chiudere definitivamente Sestri e Castellammare, segare altre migliaia di posti di lavoro, avviare la privatizzazione, quotarsi in borsa, etc. La forza della risposta operaia li costrinse a tornare indietro, ma poi – con l'aiuto determinante degli apparati di FIM-UILM e anche della FIOM – sono riusciti ad aggirare l'ostacolo dividendo i cantieri e imponendo a Sestri, Castellammare, Ancona e Monfalcone accordi con centinaia di espulsi e più di 1.500 lavoratori a cassa integrazione.

Fincantieri fa soldi, e quanti!

 

Da “Informazioni marittime” del 26 febbraio 2013 leggiamo:

* “Fincantieri approva il bilancio 2012: buon andamento del gruppo”;

* Ricavi a 2,4 miliardi; quota export (sul fatturato globale) pari al 70%;

* Posizione finanziaria netta, 480 milioni;

* Disponibilità di cassa, 692 milioni;

* Patrimonio netto, 957 milioni, con 309 milioni di riserve.

Inoltre “in bilancio sono appostati fondi più che congrui per fronteggiare rischi e oneri specifici, per un ammontare di circa 101 milioni”. E poi investimenti nei cantieri statunitensi e, soprattutto, l'acquisizione del 50,75% della norvegese STX OSV, quotata alla borsa di Singapore, “un vero colpo, trattandosi di una società forte (ultimo triennio chiuso con 1,6 miliardi di ricavi) e specializzata nell'offshore”.
Con questa acquisizione la Fincantieri “ha raddoppiato le sue dimensioni, diventando uno dei primi cinque costruttori navali al mondo”.

Insomma, dice Bono, ci sono le premesse “per mantenere in attività i cantieri italiani, in una solida situazione economico-finanziaria”.
Acquisizioni, soldi in cassa, abbondanti ricavi, etc. etc., ma tutto ciò, frutto solo ed esclusivamente di lavoro non pagato ai lavoratori di tre continenti, è ancora poco...
Ma fino a che punto i lavoratori sono disposti a farsi  spremere?

Ma a tutto c'è un limite.
E i lavoratori di Marghera hanno risposto al nuovo attacco con grande compattezza e determinazione. I picchetti contro lo straordinario sono stati i più partecipati e decisi degli ultimi anni. Gli scioperi articolati sono riusciti molto bene, estesi anche agli operai degli appalti. Nessuno dei padroncini convocati e sobillati da Fincantieri ha osato forzare i picchetti. L'assemblea di fabbrica ha respinto il piano padronale senza se e senza ma. Gli operai e molti impiegati hanno dimostrato così di non temere la minaccia di spostare la Viking Star altrove, e continuano a spingere per nuovi presidi e mobilitazioni.
Ora Fincantieri sembra voler fare un mezzo passo indietro. Ha riconosciuto la RSU, non quella eletta dai lavoratori, però. Sembra disposta a far cadere il 6x6. Sembra disposta a discutere soluzioni per l'orario diverse da quelle che pretendeva di imporre. Sembra, sembra... perché ha adottato questa tattica pochi giorni fa ad Ancona per poi imporre alla RSU un accordo che, nella sostanza, dà mano libera alla direzione con la possibilità di andare anche oltre le 112 ore per l'orario pluri-settimanale. In breve, il diktat è questo: bisogna fare le nuove navi con organici tagliati, salari ridotti e orari decisi dal padrone.
E quindi: attenzione alla trappola di una finta trattativa!
Nonostante la risposta di lotta, nonostante qualche mezzo passo indietro della direzione, il piano padronale è ancora sul tavolo. E per respingerlo davvero, bisogna continuare la mobilitazione delle ultime settimane e fare tutto il possibile per allargare la lotta, rivolgendosi anzitutto ai lavoratori degli altri cantieri e lavorando a rimettere in piedi il coordinamento di tutti i cantieri come un vero coordinamento operaio di lotta. Per smontare il ricatto padronale, non c'è modo più efficace, per oggi e per il domani, che lavorare ad unire di nuovo tutti i cantieri in un solo fronte.
Ma potete guardare con fiducia anche fuori dalla Fincantieri. E' vero: poco o nulla si muove. C'è paura, c'è passività, c'è disorientamento tra le lavoratrici e i lavoratori. Ma c'è anche tanta rabbia repressa per i soprusi, le umiliazioni, i ricatti quotidiani sui luoghi di lavoro, la disoccupazione dilagante, i debiti che salgono, il non poter mettere su famiglia, il vedere le proprie famiglie un passo dopo l'altro andare sul lastrico mentre c'è chi continua ad accumulare fortune. E a questa rabbia, a queste decine e centinaia di migliaia di lavoratori la vostra lotta può e deve rivolgersi, può e deve essere un esempio, un incitamento, un invito a uscire dalla rassegnazione e dare battaglia. Come lo è stata la lotta coraggiosa e ben organizzata degli operai immigrati della logistica, che stanno sfidando colossi come Ikea, Granarolo, la Coop, Esselunga, etc. resistendo efficacemente anche alle misure di rappresaglia di padroni e governo.
Dare battaglia insieme qui a Marghera, che sta diventando un cimitero di fabbriche, dare battaglia aperta in tutto il paese. Contro un padronato che anche nella crisi continua a macinare profitti sulla vostra pelle. Contro i banchieri e una classe padronale che pretendono di imporre ai lavoratori, con il governo Letta-Berlusconi, un'altra catena di sacrifici per ripagare un debito di stato cresciuto a esclusivo vantaggio di sfruttatori e parassiti.
Non saranno gli appelli, gli inviti, le preghiere dei bonzi sindacali a far tornare indietro Fincantieri o Fiat o il governo. Sarà esclusivamente la ritrovata forza dei lavoratori, della classe lavoratrice! L'organizzazione e l'auto-organizzazione dei lavoratori in nuovi organismi di lotta totalmente svincolati dalle compatibilità del capitale, e vincolati a una sola legge: la difesa dura, intransigente dei bisogni e delle aspettative di chi vive del proprio lavoro. Organismi che uniscano occupati e disoccupati, sfruttati e sfruttate, autoctoni e immigrati, lavoratori e studenti senza alcun futuro. Organismi determinati a sbarrare la strada ai nuovi, violenti attacchi in corso e capaci di trarre forza ed ispirazione dalle magnifiche lotte dei proletari egiziani, greci, bangladeshi, cinesi, vostri e nostri fratelli di classe.

Marghera, 3 luglio 2013


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- qui una nostra video-inchiesta sulla vicenda: "Fincantieri: in rotta verso la privatizzazione?"
- abbiamo scritto su fincantieri

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